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Lo strappo farsa e l'astensione. E Renzi non fa cadere Conte

Matteo Renzi in Senato si è astenuto. Ha fatto tutto questo show per non concludere. Ma cosa vuole ora?

Lo strappo farsa e l'astensione. E Renzi non fa cadere Conte

Con ieri sera è iniziato un imbarazzante e triste show per tirare a campare. Di Giuseppe Conte (e i suoi alleati), di Matteo Renzi, dei voltagabbana. Tutti hanno contribuito a uno squallido teatrino di poltrone solo per non vedere rotolare a terra (per il momento) la testa del premier. Si sono accordati sulla fiducia, sui nomi (deboli) da "corteggiare" per arrivare a quello striminzito 156 e si sono riempiti la bocca di tante promesse. Verranno mantenute? Chissà. Sicuramente l'ex avvocato del popolo sa che questa maggioranza relativa è piuttosto fragile e, anche se cerca di rassicurare tutti, ha paura. Di cosa? Di lasciare quel posto a lui tanto caro da rimanerci incollato nonostante gli stia cadendo addosso l'Italia intera. Forse pensa di continuare così fino a quando Sergio Mattarella non lo staccherà con la forza. Perché prima o poi tutto viene via.

Ma nell'imbarazzo generale, fra senatori che non rispondono né alla prima né alla seconda chiamata per poi farsi ammettere in extremis con tanto di Var (Nencini e Ciampolillo), fra politici che lasciano il proprio partito intontiti dalle parole di Giuseppi e fra un'Aula in grado di strumentalizzare la citazione di Matteo Salvini sui senatori a vita scritta però sul blog delle stelle il 28 agosto del 2012 ("Ai senatori a vita che legittimamente voteranno la fiducia ricordo quello che diceva il leader dei 5 stelle, ovvero che 'i senatori vita non muoiono mai o muoiono troppo tardi'"), il più imbarazzante di tutti resta Matteo Renzi. Lui che settimane fa ha versato nel bicchiere l'ultimo goccio d'acqua per farlo straripare, lui che assicura di "non voler poltrone perché la politica è altro", lui che con quel 2% di Italia Viva volveva svegliare tutti, cosa fa? Si astiene sulla fiducia. Un classico: sul più bello molla.

Che Renzi fosse bravo con le parole non avevamo il minimo dubbio, che fosse serio invece... Ieri sera in Senato ci ha confermato di che pasta è fatto. Ricordate il referendum costituzionale del 2016? Ricordate il suo "se vince il 'no' finisce la mia storia politica, cambio mestiere e non mi vedrete più"? Sappiamo tutti come è finita. Parla parla, ma non agisce. Dopo un bel monologo ricco di contenuti, di sfide e pure di aperture (che coraggio!) per ricucire con quella maggioranza dalla quale si è appena (sottolineiamo appena) staccato, infatti, l'ex rottamatore si è astenuto. Di fatto non ha preso una posizione netta. O meglio: non ha fatto cadere Conte, ma lo ha agevolato a raggiungere la maggioranza relativa abbassando il quorum. È stato immobile. E perché? Perché ora spera di rientrare nella maggioranza visto che 156 senatori sono troppo pochi e per ogni lavoro in Commissione ci sarebbero problemi. Ma non solo, dice pure che in opposizione ci sta bene. Insomma: Renzi ha portato alla luce questa crisi che prima era solo latente, ha minacciato di far saltare in aria tutti, ora si tira indietro e smorza i toni.

Renzi ha una gran bella faccia tosta. E questo lo sapevamo già. Ma ieri sera si è davvero superato. Intanto, Federico D'Incà dice di trovare "molte perplessità, anche in Italia viva, per le mosse di Renzi". Il ministro per i Rapporti con il parlamento a RaiNews24 conferma che sta cercando di raccattarere parlamentari qua e là. "Se queste persone vogliono rientrare nell'alveo della maggioranza, sono ben accette". Non ci sono altre parole d'aggiungere. Renzi&Co.

hanno seri problemi.

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