Il suicidio dell'evaso-killer: si lancia dal tetto del Duomo

De Maria, scomparso dopo aver accoltellato un collega, si è gettato dalla terrazza della cattedrale. "Un boato e le urla, è caduto tra la folla"

Il suicidio dell'evaso-killer: si lancia dal tetto del Duomo
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Il biglietto acquistato come un turista qualunque, lo sguardo fisso davanti a sé mentre si mette in fila composto e silenzioso con le mani in tasca, nessun segno d'impazienza, come testimoniano i filmati delle telecamere di sorveglianza di piazza Duomo. Poi alle 13.40 di ieri, dalle terrazze della cattedrale simbolo di Milano, un volo di oltre 40 metri nel vuoto, seguito da un tonfo sordo sul pavé della zona pedonale davanti alle vetrine della Rinascente, in mezzo alle urla soffocate dei turisti della domenica, che stridono nella giornata di sole e cielo azzurro. Quando arrivano le ambulanze per lui non c'è più niente da fare, è già morto, ma la polizia lo riconosce immediatamente anche se addosso non ha documenti: è Emanuele De Maria, il 35enne napoletano evaso venerdì sera dal carcere di Bollate e ricercato come responsabile del tentato omicidio di un collega sabato all'alba. Gli investigatori della Squadra Mobile guidati da Alfonso Iadevaia infatti lo cercano da allora, cioè da quando ha aggredito a coltellate il 50enne. E ieri, davanti al cadavere, ancora prima di scorgerne i tatuaggi che lo identificheranno, notano che nel pugno che tiene ancora in tasca il morto stringe la foto di una donna. Ed è un cerchio che si chiude, seppur drammaticamente: anche lei infatti è una collega di lavoro di De Maria e anche lei è scomparsa da venerdì pomeriggio. Si tratta dell'italiana di origine cingalese Chamila Wijesuriya, una barman di 50 anni, una madre di famiglia per cui De Maria aveva perso la testa. Non passano due ore dal suicidio che, all'altro capo di Milano, tra la boscaglia del Parco Nord, tocca ai carabinieri del Nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Antonio Coppola, ritrovare proprio il cadavere della donna amata dal 35enne e che lo stesso De Maria ha ucciso a coltellate già venerdì pomeriggio.

Una fine tragica e plateale quella dei due amanti, in un certo senso attesa dagli inquirenti. De Maria ogni giorno usciva dal carcere per lavorare a Milano come receptionist e addetto all'accoglienza all'hotel Berna di via Napo Torriani, a 200 metri dalla stazione Centrale, quindi tornava in cella entro le 23. A Bollate stava infatti scontando una condanna fino al 2031 per l'omicidio di una tunisina nel gennaio 2016 a Castelvolturno, nel Casertano. Dopo un periodo di latitanza al confine tra la Germania e l'Olanda, fu arrestato due anni dopo, nel 2018.

Quel che accade veramente tra Emanuele De Maria e la collega Chamila Wijesuriya non lo sappiamo. Venerdì pomeriggio però per la prima volta il 35enne non si presenta al lavoro ma raggiunge la periferia nord della città, viale Fulvio Testi, proprio per incontrarsi con Chamila. Le telecamere del metrò li inquadrano alle 18.40 mentre da viale Fulvio Testi s'incamminano verso il Parco Nord. Un lasso di tempo durante il quale De Maria avrebbe ucciso Chamila.

Quella notte l'uomo non rientra in carcere. Alle 6.20 di sabato è davanti all'hotel Berna e attende un collega che a quell'ora inizia il turno di lavoro. Si tratta di Hani Fouad Abdelghaffar Nasr, un 50enne di origine egiziana, anche lui barman nell'albergo. La sua colpa? Quella di aver messo in guardia l'amica e collega Chamila sui pericoli che correva intrattenendo una relazione extraconiugale con De Maria, come dirà lui stesso ieri alla polizia dopo essersi risvegliato dalla rianimazione.

Convinto il 50enne volesse ostacolare il loro amore, De Maria lo aggredisce sferrandogli 5 coltellate e per poco non lo ammazza, colpendolo alla carotide e alla giugulare. Poi fugge. Lo ritroviamo in Duomo, in tarda mattinata, dove si toglie la vita.

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