"Sul caso Scurati nessuna censura"

La presidente della Rai Soldi smonta la vicenda in Vigilanza: "Questione di contratti"

"Sul caso Scurati nessuna censura"
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Dunque finisce in nulla la bolla politico-mediatica sul caso Scurati. La presidente Marinella Soldi, figura di garanzia dei vertici Rai, dal Pd sempre invocata per mettere freno alla «galoppante occupazione da parte della destra», ha detto chiaramente che non «c'è stata censura». Anzi che «censura è una parola bruttissima». E lo ha detto davanti ai commissari della Vigilanza che l'hanno convocata ieri per chiarire la vicenda, soprattutto dopo il comunicato durissimo che lei stessa aveva lanciato contro il collega amministratore delegato Roberto Sergio nei giorni infuocati della vicenda. Una nota in cui deplorava la scelta di quest'ultimo di aprire un procedimento contro Serena Bortone «colpevole» di aver acceso la miccia denunciando pubblicamente via social la cancellazione della partecipazione dello scrittore nella puntata di «Che sarà» dedicata al 25 Aprile.

Marinella Soldi non ha fatto «una marcia indietro» come si ostinano a sostenere le opposizioni di sinistra che non si capacitano dello sgonfiamento del caso. La presidente non aveva parlato di «censura» in quel comunicato, ma di racconto «parziale di quanto accaduto» da parte dell'ad. E ieri, in commissione, dopo aver sottolineato che «la ricostruzione dei fatti dell'ad fatta in Vigilanza è nella sostanza corretta», ha ribadito comunque le sue perplessità riguardo a come è stata gestita la vicenda. Sia per la tempistica, sia per i «disallineamenti operativi» sia per le «azioni anomale e i comportamenti che non erano usualii». Fatti che «hanno provocato all'azienda un danno dal punto di vista della reputazione». «La policy è stata violata da un punto di vista sostanziale e di comunicazione». In sostanza la Soldi stigmatizza il fatto che il direttore Approfondimenti Paolo Corsini non avrebbe dovuto modificare il contratto a Scurati (trasformando l'ospitata da onerosa a gratuita) dopo aver letto il suo monologo (il giorno prima della puntata) in cui in pratica dava della fascista alla premier Giorgia Meloni. E che, in ogni caso, non si doveva aggiungere il pasticcio della mancata comunicazione tra direzione, redazione del programma e scrittore medesimo del diverso trattamento. Cosa che ha portato la Bortone a credere che fosse stato cassato e a fare - prima di avere delle risposte da parte dei vertici - il post che ha scatenato un putiferio. Insomma - par di capire - che se c'erano procedimenti da aprire, non dovevano essere solo contro la conduttrice di «Che Sarà», il cui esito tra l'altro non è ancora stato definito.

Dunque, il caso sarebbe chiuso, ma i rappresentanti del Pd in Commissione Vigilanza, increduli per le parole della Soldi, non si arrendono e chiedono «quali pressioni ha ricevuto in queste settimane, da chi e per quali ragioni», paventando che sarebbe una persona ricattabile. E hanno nuovamente chiesto l'audizione di Bortone e Corsini, sperando in nuove rivelazioni da parte della giornalista.

Di parere opposto i componenti di Fratelli d'Italia secondo cui «è una doccia fredda per la sinistra che invece sperava di continuare a

speculare su una polemica evidentemente montata ad arte» e che per quanto riguarda le pressioni alla presidente Soldi «in una scala del ridicolo, se possibile, siamo ben al di sopra alla falsa teoria della censura di Scurati».

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