Sul tavolo del presidente piomba la mina giustizia

La prima grana sulla scrivania del neo rieletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella si chiama giustizia

Sul tavolo del presidente piomba la mina giustizia

La prima grana sulla scrivania del neo rieletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella si chiama giustizia. Un corposo dossier che comprende la riforma per via referendaria voluta dal «suo» grande elettore Matteo Salvini, il conflitto irrisolto tra Csm e Consiglio di Stato dopo che il plenum ha snobbato le sentenze che avrebbero dovuto decapitare i vertici della magistratura, il riequilibrio di poteri e correnti interno allo stesso Csm dopo il risultato della consultazione che ha bocciato il sorteggio e rilanciato il sistema elettorale proporzionale per la nomina dell'organo di autogoverno della magistratura. E se il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia proclama un po' troppo frettolosamente che la proposta di riforma del Csm è stata «significativamente bocciata», i dati dicono altro. Dopo l'esplosione delle rivelazioni bomba di Luca Palamara sulle trame dietro le carriere di giudici e pubblici ministeri ben quattro magistrati su dieci chiedono un cambio di passo rispetto all'influenza che la politica ha avuto sulle fortune di toghe amiche e sulle sfortune di politici e magistrati scomodi. «Il 42% dei magistrati italiani ha detto sì al sorteggio temperato dei candidati al Csm. Nessuno può più affermare, come pure era stato detto recentemente, che vi è la netta contrarietà dell'Anm a qualsiasi utilizzo del sorteggio», è il ragionamento del gruppo di Articolo 101, che più di altri si è battuto per riformare l'organismo e preservarlo dalle derive correntizie. Tanto che l'ex consigliere Csm Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia della Camera, ha buon gioco a dire che «questo risultato, alla vigilia impensabile, ci conforta nella nostra battaglia per un riforma che punti davvero a ridimensionare il peso delle correnti», cosa che un eventuale sistema maggioritario per l'elezione della componente togata del Csm avrebbe potuto favorire. A preoccupare Area, la corrente più di sinistra, è «l'astensionismo, che si manifesta in un periodo in cui sarebbe importante l'impegno di tutti a difesa dell'autogoverno».

Nel giorno in cui un altro «quirinabile» come Giuliano Amato è stato nominato presidente della Consulta, mentre Filippo Patroni Griffi, ha prestato giuramento come neo giudice costituzionale proprio nelle mani di Mattarella, cosa farà il rinnovato inquilino del Quirinale a cui toccherà nuovamente presiedere il Consiglio superiore della magistratura? «Mi auguro che il sistema giudiziario ritrovi serenità e Mattarella riporti l'equilibrio perduto che gli italiani si aspettano», dice Salvini. E soprattutto, la magistratura ha preso coscienza del crollo della sua reputazione? «Non si può andare avanti così, la magistratura ha perso credibilità che deve essere recuperata senza arroccamenti, ragiona con l'Adnkronos il costituzionalista Felice Giuffré.

A dare una mano alla riforma sarà il Guardasigilli Marta Cartabia, anche lei finita nel tritacarne del toto Quirinale, proposta da Salvini e bocciata da Pd e M5s, ostili alle misure garantiste che vanno in direzione ostinata e contraria rispetto alla furia manettara dei grillini. L'impressione è che, finita la festa per la rielezione, il timer della grana giustizia ricominci il suo inesorabile conto alla rovescia. Al Colle e a via Arenula il compito di non farla saltare in aria.

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