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"Sull'intelligenza artificiale serve un controllo politico"

Il presidente della Pontificia accademia per la vita: "Sull'IA governo lungimirante, dopo il G7 una conferenza a Roma"

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Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, come nasce l'attenzione della Chiesa verso l'Intelligenza Artificiale?

«Risale al 2019. Il presidente di Microsoft Brad Smith venne a Roma appositamente per parlarmi dell'esigenza di individuare un cammino etico di fronte ai rischi di una costruzione algoritmica guidata solo dal profitto, senza una dimensiona umanistica. Mi disse: il nostro centro a Seattle conta su 50mila ingegneri, possiamo fare cose straordinarie ma anche terribili. Abbiamo bisogno di una istituzione con una prospettiva morale solida che ci possa guidare».

Fu quella la scintilla per la creazione della Rome Call for Ethics?

«Sì, in quel momento decidemmo di avviare la scrittura di un manifesto che si è poi sviluppato nella Rome Call for Ethics, firmato il 28 febbraio del 2020 con l'impulso di Papa Francesco. Successivamente la Rome Call è stata allargata a religioni, università, istituzioni come la Fao, ad aziende come Microsoft, IBM e Cisco. A luglio andremo a Hiroshima perché sia firmata dai leader delle religioni asiatiche, il 30 aprile incontreremo l'arcivescovo di Canterbury. Vogliamo che tutte le religioni del mondo lo sottoscrivano».

Qual è stato l'approccio di Papa Francesco?

«Ha compreso subito la delicatezza del tema, come dimostra il suo messaggio sulla pace e l'Intelligenza Artificiale e il testo sulla correttezza della comunicazione. Papa Francesco insisteva da tempo affinché ci fosse attenzione da parte della politica. Ed ecco perché è nata una interlocuzione con le autorità italiane».

Bisogna avere paura dell'Intelligenza Artificiale?

«La frontiera dell'IA fa parte della genialità dell'uomo, bisogna avere un'attitudine positiva. Sappiamo che gli algoritmi sono frutto dell'azione umana. Si tratta di umanizzare la tecnologia, non di tecnologizzare l'umano per uno sviluppo degno e sostenibile».

Come è stato accolto l'invito di Giorgia Meloni?

«Sono molto lieto che la presidente del Consiglio abbia invitato il Papa e che la Rome Call for AI Ethics si stia diffondendo nel mondo. La presenza di Padre Paolo Benanti è il naturale trait d'union tra la Rome Call for Ethics e l'invito a Papa Francesco».

Qual è il messaggio che lancerete al G7?

«Siamo di fronte al rischio di una algocrazia. La Rome Call for Ethics propone una algoretica, un perimetro in cui gli algoritmi siano guidati non solo su di un piano etico ma anche in quello giuridico internazionale. Oggi chi possiede i data detiene un potere enorme, ed è ovvio il pericolo di un potere anonimo che li usi a suo piacimento».

Quale?

«Come ha detto il Papa lo sviluppo più veloce dell'IA è nel campo militare. Una guerra con armi guidate solo dall'Intelligenza Artificiale, senza regole condivise rischia di essere peggiore del nucleare. Come c'è stato un accordo tra i governi per il nucleare o per la salvaguardia del creato e del clima, deve esserci un accordo per le nuove tecnologie. Per questo il Papa interviene personalmente in una assemblea politica di questo tipo».

Cosa si aspetta in concreto dal G7?

«Il sogno è che non solo il G7 firmi la Rome Call for Ethics, ma che ci sia una conferenza magari a Roma stessa - per l'IA. L'intervento del Papa si colloca oltre che sul versante etico anche su quello legislativo-politico. In questo l'Europa e il governo italiano sono stati lungimiranti, perché le regole che l'Ue e l'Italia hanno deciso di adottare sono un efficacissimo buon esempio».

C'è speranza di coinvolgere anche la Cina in questo processo?

«Mi auguro che dal G7 si arrivi a un coinvolgimento dei governi legati all'Onu, so che questo è il sogno nascosto del Papa. Bisogna muoversi a tutto campo.

Senza dimenticare la questione dello spazio che con l'IA diventa un'altra delicatissima frontiera».

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