Guerra in Israele

Torna il gelo fra Vaticano e Tel Aviv. "Carneficina". "Parole deplorevoli"

L'ambasciatore presso la Santa Sede replica alle critiche di Parolin. Nuovo strappo dopo recenti incomprensioni e tentativi di ricucire

Torna il gelo fra Vaticano e Tel Aviv. "Carneficina". "Parole deplorevoli"

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«Deplorevole». Scoppia il caso fra Israele e Vaticano e torna a complicare le relazioni fra la Chiesa e il mondo ebraico.

Dopo il 7 ottobre, il dialogo fra ebrei e cristiani è improvvisamente diventato un percorso a ostacoli, con echi di un passato difficile e momenti di «delusione» - parola usata dal rabbino capo Riccardo Di Segni - che sono parsi in grado di vanificare addirittura i passi avanti compiuti nel Novecento.

Nonostante i recenti tentativi di ricucire, sanciti anche da una lettera del Papa, il nuovo strappo è maturato ieri sul piano diplomatico, ancora sulla guerra in corso Medio oriente ovviamente.

«Una carneficina» l'ha definita, manifestando «sdegno», il segretario di Stato Pietro Parolin (foto) al termine del bilaterale col governo italiano in occasione dell'anniversario dei Patti lateranensi.

A questa dichiarazione ha risposto ufficialmente ieri mattina l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Raphael Schutz. «È una dichiarazione deplorevole - ha scritto - Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate». Nella sua nota, il diplomatico israeliano ha risposto per punti, elencando proprio circostanze e dati considerati decisivi. «Gaza - ha puntualizzato - è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista». Schutz ha inoltre sostenuto che la costruzione di quella che ha chiamato «infrastruttura terroristica senza precedenti» è stata sostenuta «dalla popolazione civile locale». In ogni caso ha assicurato che le operazioni dell'esercito israeliano si svolgono «nel pieno rispetto del diritto internazionale», spiegando come «secondo i dati disponibili, per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili». «Tutte le vittime civili sono da piangere - ha ricordato - ma nelle guerre e nelle operazioni passate delle forze Nato o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione era di 9 o 10 civili per ogni terrorista». La conclusione cui giunge l'ambasciatore è che «la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza sia di Hamas e solo di Hamas».

Ieri pomeriggio, però, il Vaticano ha confermato la sua linea.

«L'Osservatore romano», infatti, è tornato sul tema con il direttore dei media vaticani Andrea Tornielli, che ha firmato l'editoriale - titolato appunto «Fermare la carneficina» - spiegando che «per la Santa Sede la scelta di campo è sempre quella per le vittime», e ribadendo che «il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina».

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