Toti e Grillo, il doppiopesismo dei pm

Giudizio immediato in vista per il governatore, archiviazione per il caso Moby

Toti e Grillo, il doppiopesismo dei pm
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La Procura di Milano chiede l'archiviazione per Beppe Grillo, quella di Genova invece preme su Giovanni toti, che resta ai domiciliari. Nel mezzo ancora i finanziamenti da parte di imprenditori privati. Con l'armatore Vincenzo Onorato, patron del gruppo Moby, Grillo era accusato di traffico di influenze illecite. In cambio di contratti, tra il 2018 e il 2019 da oltre 240 mila euro per fare pubblicità a Moby sul suo blog, il comico, stando a quanto era stato ricostruito nelle indagini, avrebbe inoltrato a parlamentari e ministri del M5S le richieste di aiuto avanzate dall'armatore, suo amico di lunga data, quando la sua compagnia era in crisi finanziaria. L'ipotesi dell'accusa, ora caduta, era che la condotta di Grillo fosse finalizzata a consentire a Onorato di conseguire «un indebito vantaggio patrimoniale».

A un mese e mezzo dagli arresti che hanno terremotato la Liguria e portato ai domiciliari Toti con l'accusa di corruzione, la Procura di Genova invece stringe il cerchio sulle posizioni degli indagati. E lascia trapelare, come scrive il Corriere, di valutare l'ipotesi del giudizio immediato, una formula che permette di mandare a processo gli imputati con le misure cautelari ancora in corso, domiciliari o carcere. Nulla ancora è stato deciso ma che i pm lascino filtrare l'esistenza di un ragionamento in tal senso non può che alzare la pressione su chi si deve difendere, che così potrebbe rischiare di rimanere in uno stato di privazione della libertà ancora a lungo. A partire dal presidente Toti che si è appena visto respingere dal gip l'istanza di revoca della misura cautelare perché considerato ancora «pericoloso». Un provvedimento contro cui l'avvocato di Toti, Stefano Savi, ha già annunciato ricorrerà al Tribunale del Riesame. La decisione potrebbe arrivare in una ventina di giorni. Se confermasse la tesi del gip si andrebbe in Cassazione, e ci vorrebbe un altro mese. Se poi la Procura dovesse imboccare la strada del giudizio immediato, i tempi di detenzione di Toti potrebbero allungarsi. Un'ipotesi, aveva già spiegato il legale al Giornale «a cui non voglio nemmeno pensare. Con la richiesta di rinvio a giudizio riparte la decorrenza dei termini della detenzione preventiva. Non vorrei che qualcuno pensasse di arrivare al 2025». La via del giudizio immediato sarebbe una mossa forte dei magistrati, convinti di avere degli elementi «evidenti» per sostenere l'accusa. Non solo. La Procura ha fatto capire che si valutano anche eventuali proposte di patteggiamento. Che arriverebbero non prima di questo autunno, a chiusura indagine. Una via certamente esclusa dal governatore che respinge con forza le accuse di corruzione.

Davanti ai pm ha ammesso di aver ricevuto finanziamenti elettorali - leciti, trasparenti e registrati - per 74 mila euro dall'imprenditore della logistica Aldo Spinelli, ma ha sganciato quei bonifici da suoi presunti interventi per favorirne gli interessi. E non ha alcuna intenzione di dimettersi. Toti resiste e attende ora il parere del gip alla sua richiesta di poter incontrare esponenti della maggioranza locale e nazionale, tra cui Maurizio Lupi.

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