«É agli arresti domiciliari da più di cinquanta giorni, è chiaro il peso di tutto questo. Ma non c'è nemmeno l'ombra di un passo indietro, Giovanni è determinato e ci chiede di andare avanti. Non si discute minimamente l'agibilità politica del presidente». Ieri mattina intorno alle undici il fedelissimo di Giovanni Toti, l'assessore Giacomo Giampedrone, varca l'ingresso della villa di Ameglia, dove il governatore è recluso con l'accusa di corruzione, con il facente funzioni Alessandro Piana, e l'assessore Marco Sacjola, accompagnati dal legale del presidente, Stefano Savi. Toti incontra di fatto la sua giunta per tre ore, il tempo concesso dal gip di Genova, Paola Faggioni, al confronto chiesto dal governatore con i suoi e con i partiti che lo sostengono. Non si parla di dimissioni, e si spera nell'esito del ricorso depositato al Riesame contro la decisione del giudice di lasciarlo agli arresti. «Le dimissioni non sono un'opzione - spiega Giampedrone al Giornale - Il governatore ha fiducia nel Riesame e se anche questo dovesse confermare la misura, confida nella Cassazione. Solo nel caso negativo di entrambi, che non ci auguriamo, faremo eventualmente tutte le valutazioni del caso. Ora si va avanti nella consapevolezza che ci sono tutti gli elementi perché Toti torni al suo lavoro. Rivendichiamo con forza il diritto garantito dalla Costituzione che torni al suo posto».
Il confronto è il primo di tre incontri autorizzati dal giudice. Venerdì sono attesi i segretari regionali dei partiti di centrodestra, tra cui il viceministro leghista Edoardo Rixi, e lunedì potrebbe toccare al leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Al termine di quello di ieri, il facente funzioni Piana ha spiegato che «lo abbiamo trovato molto lucido, soprattutto determinato. Ci ha incoraggiato a continuare l'azione politica e noi siamo determinati a proseguire nel rispetto dei programmi». Il governatore ha chiesto ai suoi non solo di continuare lavorare ma anche uno sforzo di comunicazione per trasmettere ai liguri il lavoro dell'amministrazione regionale: «Toti ha ribadito l'assoluta necessità politica di rivendicare gli straordinari risultati di progresso economico e sociale frutto delle politiche attuate in questi nove anni, senza alcuna timidezza né incertezza, portando avanti le scelte fatte dalla presidenza», spiega il legale Savi. Che precisa come la decisione di non dimettersi «non debba essere interpretata come conflitto tra le esigenze di inchiesta e la politica, ma come rispetto di quest'ultima, che siamo certi, sta a cuore anche alla magistratura. In assenza di concrete esigenze cautelari infatti sarà comune interesse restituire alla politica lo spazio indispensabile ad aprire un dibattito sul futuro, con pari dignità istituzionale rispetto alle necessità di giustizia».
Dibattito necessario a anche sul finanziamento della politica, dice il legale. Nel caso di Toti «nessun denaro è finito fuori dagli scopi per cui erano stati versati». Si attende il Riesame, i primi di luglio. A cui è appesa la speranza di Toti.
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