La tregua di Versailles. Meloni vede Macron dopo le tensioni sull'Ue

Sul tavolo Europa, Medio Oriente e Venezuela. Il francese: "L'incontro è andato molto bene"

La tregua di Versailles. Meloni vede Macron dopo le tensioni sull'Ue
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Un faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron - per quanto informale e non secondo il più rigido protocollo diplomatico di un bilaterale - era nell'aria da quando la premier è atterrata a Parigi per «salutare gli atleti italiani» impegnati alle Olimpiadi. Tanto che giovedì, arrivata a Casa Italia, quartier generale della nostra delegazione al Bois de Boulogne, la stessa presidente del Consiglio aveva confermato che i due erano in contatto e che erano in corso interlocuzioni tra gli staff per organizzare il rendez-vous. Che è poi arrivato ieri pomeriggio a Versailles, a margine di una prova di equitazione dei Giochi olimpici. Un colloquio - fanno sapere fonti di Palazzo Chigi e dell'Eliseo - durante il quale i due «hanno discusso dei principali dossier bilaterali, europei e internazionali, in particolare gli ultimi sviluppi politici in Venezuela e la situazione in Medio Oriente». Quest'ultimo fronte, motivo di grande preoccupazione visto che diverse fonti di intelligence occidentale ipotizzano per il 12 o 13 agosto la rappresaglia militare su Tel Aviv da parte di Iran e Hezbollah.

Un faccia a faccia, quello tra Meloni e Macron, che segna una sorta di disgelo dopo diversi momenti di tensione, culminati con la freddezza tra i due al G7 di Borgo Egnazia e i successivi attriti a Bruxelles nella definizione dei cosiddetti top jobs europei. A guardare i video che circolano dell'incontro, peraltro, i due appaiono rilassati e spesso sorridenti. Molto informali entrambi, con il presidente francese in camicia bianca e cravatta, ma senza giacca, e la premier con una blusa celeste. Una distensione necessaria e che fa anche parte delle logiche della diplomazia per i leader di due Paesi fondatori dell'Ue, ma che Macron conferma a margine di una gara di judo a chi gli chiede come sia andato il colloquio a Versailles con la premier italiana. «Excellent, vraiment très bien», risponde l'inquilino dell'Eliseo. «Eccellente, davvero molto bene». E in effetti i baci che i due si scambiano sorridenti alla fine dell'incontro sono anni luce distanti da quel gelido baciamano con cui al G7 pugliese Macron aveva salutato la padrona di casa del summit.

Certo, restano come è inevitabile che sia, le distanze. I due si erano visti l'ultima volta a Oxford il 18 luglio, in occasione del vertice della Comunità politica europea. Ma, a quanto risulta, senza andare oltre un veloce saluto. Era il giorno del voto del Parlamento di Strasburgo per dare il via libera al bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Un dossier, quello delle nomine europee, sul quale Meloni non ha mancato di polemizzare sul «metodo» scelto dai tre partiti che all'Eurocamera fanno parte della cosiddetta «maggioranza Ursula», cioè Popolari, Socialisti e Liberali. «Metodo» di fatto imposto proprio da Macron e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Non è un caso che proprio con loro al summit di Borgo Egnazia di inizio luglio si siano verificare diverse incomprensioni. In particolare con l'inquilino dell'Eliseo, sulla questione dell'aborto nelle dichiarazioni finali del vertice. Un caso che a Palazzo Chigi sono convinti sia esploso a Bruxelles su sollecitazione proprio di Parigi. Macron aveva commentato freddamente «conosciamo i nostri disaccordi», sottolineando che sul diritto all'aborto Italia e Francia hanno «sensibilità diverse», tanto che «noi lo abbiamo inserito in Costituzione». Con Meloni che aveva replicato a stretto giro: «Sbagliato fare campagna elettorale al G7».

Un braccio di ferro con sullo sfondo l'imminente partita per le nomine europee, da cui l'Italia è stata tenuta fuori.

Certamente, ieri il clima sembrava molto diverso da quelle giornate di luglio tra Borgo Egnazia e Bruxelles.

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