Economia

Ultima chiamata per Mps Giovedì l'assemblea decisiva

Ieri il cda ha fatto il punto sul piano di riassetto Intanto chi ha i titoli subordinati corre a venderli

Ultima chiamata per Mps Giovedì l'assemblea decisiva

Si scalda la vigilia dell'assemblea del Monte dei Paschi che giovedì a Siena dovrà far digerire ai soci l'aumento di capitale da 5 miliardi, la conversione di bond subordinati per 4,2 miliardi, la cessione di 27 miliardi di euro di sofferenze e anche il cambio del presidente dimissionario Massimo Tononi.

Ieri si è riunito l'ultimo cda per fare il punto della situazione prima dell'appuntamento decisivo. Sul tavolo, oltre all'ipotesi di promuovere un'operazione di conversione anche sul titolo ibrido Fresh da 1 miliardo di euro, l'aggiornamento sul numero di fondi stranieri interessati a partecipare al salvataggio senese che vedrebbe già schierati gli emiratini del Qatar pronti a investire almeno un miliardo di euro.

Un consigliere della banca, lasciando la sede di Rocca Salimbeni, ieri ha detto che il quorum del 20% del capitale necessario perchè sia valida l'assemblea straordinaria per l'aumento di capitale da 5 miliardi non è stato ancora raggiunto, aggiungendo però che il management «è fiducioso». Come anticipato dal Giornale lo scorso 21 ottobre, conti alla mano non sarà semplice, sommando gli azionisti principali (Tesoro con il 4%, Axa con il 3,1%, Alessandro Falciai con l'1,8%, Fondazione Mps con l'1,5% e Fintech con l'1,3%) si arriva all'11,7% ma se giovedì non verrà raggiunto il quorum sarà convocata una nuova assemblea a gennaio. Per l'ordinaria, che eleggerà Alessandro Falciai neo presidente al posto di Tononi, non c'è invece quorum e quindi non si prevedono sorprese. Intanto la Consob starebbe valutando l'opportunità di mettere a disposizione dei soci del Monte ulteriori informazioni, da fornire prima o durante l'assemblea, sulla complessa manovra e sull'interesse raccolto finora sul mercato.

A prepararsi per l'assemblea è anche Giuseppe Bivona della società di consulenza Bluebell Partners che è azionista del Monte e ha inviato ieri a Siena le domande a cui la banca dovrà rispondere per iscritto. Nel mirino di Bivona, in particolare, la non corretta rappresentazione contabile dei derivati Santorini e Alexandria nei bilanci 2012, 2013 e 2014 approvati, appunto, sotto la nuova gestione targata Profumo e Viola. Da tale scorretta classificazione - per Bivona- sarebbero derivate almeno due conseguenze a catena: la non veridicità di quelle esposizioni contabili, e la sostenibilità dei due aumenti di capitale da 5 e da tre miliardi varati nel 2014 e nel 2015. Già nel corso dell'assemblea Mps dell'aprile 2016 aveva chiesto l'avvio di un'azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici del Monte, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Dal fronte dei soci si leva anche la voce di Marcello Clarich, presidente della Fondazione Mps: «Voglio proteggere la Fondazione dalla politica politicante. Parlo con tutti ma sono il primo a non dover rendere conto della nostra attività davanti al Consiglio comunale, e questo ha scioccato più di qualcuno», ha detto Clarich al quotidiano economico francese Les Echos, in un articolo dal titolo «Siena. La gloria decaduta della mucca da latte Mps». Recentemente il sindaco di Siena, Bruno Valentini, aveva invitato l'ente senese - un tempo azionista di controllo del Monte e oggi sceso all'1,5% - a fare di più per il territorio.

Nel frattempo, a Piazza Affari ieri il titolo Mps ha chiuso la seduta lasciando sul terreno il 4,65% a 0,22 euro. Negli ultimi sei mesi il calo è stato del 60 per cento. A fioccare ieri sono state anche le vendite sulle obbligazioni Mps coinvolte nell'offerta di riacquisto volontaria promossa dalla banca.

Le condizioni di conversione hanno deluso gli obbligazionisti retail che già la settimana scorsa hanno per lo più venduto per non ritrovarsi in mano azioni del Montepaschi.

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