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Le università "respingono" i violenti. "L'agenda non la decide chi contesta"

La presidente Iannantuoni: "Nessun boicottaggio delle collaborazioni con Israele". E intanto la Comunità ebraica di Milano decide di non partecipare al 25 aprile

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È il giorno dell'orgoglio per i rettori italiani. Il giorno in cui viene finalmente detto un «no» chiaro all'osceno «boicottaggio» degli atenei israeliani.

Mentre sulle manifestazioni del 25 aprile si addensano nubi sempre più cupe, dalle università arriva un sussulto di dignità e consapevolezza. La giunta della Crui, la Conferenza dei rettori italiani, ha approvato infatti un documento che indica le «buone prassi» in caso di eventi «particolarmente sensibili» (presidi o proteste). La delibera sancisce un assunto decisivo: «L'agenda delle università non la decida chi contesta», e quindi in caso di «interruzioni o fenomeni di intolleranza» che dovessero investire l'attività degli organismi accademici, questi non dovranno comunque essere cancellati.

Un segnale inequivocabile, che giunge in un momento particolarmente delicato, in cui il «contagio» da una piazza universitaria all'altra parava inarrestabile. Ogni giorno una minoranza esigua e militante riusciva a imporre i suoi diktat alle istituzioni universitarie pavide o compiacenti. Nel mirino sempre e solo Israele. Nessun dittatura, nessun regime. Sempre e solo Israele, con echi di un antisemitismo che pareva sconfitto.

Ma qualcosa è cambiato martedì, anche grazie alla determinazione della rettrice di Roma Antonella Polimeni, decisa a far rispettare le regole di fronte all'assedio dei violenti. «Gli scontri di questi giorni creano preoccupazioni legate a manifestazioni singole. Non siamo particolarmente preoccupati che la situazione possa degenerare. Siamo in grado di gestire quanto avviene nei nostri atenei e campus - ha sottolineato Giovanna Iannantuoni, presidente Crui - Siamo 85 rettori e ognuno è autonomo nelle proprie azioni». «Nessun ateneo della Crui ha mai votato il boicottaggio alla collaborazione scientifica con atenei israeliani».

Anche dopo l'appello del Quirinale, dialogo e tolleranza paiono tornare il faro degli atenei italiani. E il documento Crui viene apprezzato dalla presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni: «Gli ebrei italiani hanno da secoli contribuito con il loro apporto accademico al progresso scientifico dell'Italia e così continueremo a fare».

A una schiarita, fa fronte una tempesta, quella sul 25 aprile. Dopo tanti anni, e al culmine di una serie di incomprensioni dettate dal settarismo dell'Anpi Milano (orfana della guida di Roberto Cenati e allineata ai dettami faziosi dell'Anpi nazionale) la Comunità ebraica di Milano ha deciso di non partecipare al corteo. E molti dei suoi esponenti si vedono costretti a malincuore a disertare la manifestazione «ufficiale». «Non solo io non sarò al corte del 25 Aprile, ma tutta la comunità ebraica ufficialmente non partecipa» ha spiegato il presidente Walker Meghnagi. «Il nostro Consiglio ha deciso di non partecipare, per il comportamento dell'Anpi di Milano - ha detto ancora - il presidente Minelli ci aveva promesso delle cose - faremo uno striscione stop alle guerre e chiederemo la liberazione degli ostaggi - che poi si è rimangiato. Quindi non ci sono più le condizioni per sfilare».

«Come ebreo mi ritengo offeso e non accetto tutto questo - ha concluso - Al corteo ci sarà di tutto e spero non accada nulla di grave».

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