Usa-Ue, ansia per i dettagli. "Niente esenzioni sul vino"

Il portavoce di Bruxelles: "Ma continueremo a trattare". La dichiarazione congiunta dei due blocchi può slittare

Usa-Ue, ansia per i dettagli. "Niente esenzioni sul vino"
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Dalla Commissione europea si cerca di sposare la linea dell'ottimismo riguardo alle trattative in corso con gli Stati Uniti. A fare il punto con la stampa, ieri, è stato il portavoce di Bruxelles per il Commercio, Olof Gill, il quale ha affermato che "l'Ue si aspetta che domani gli Stati Uniti diano attuazione all'accordo" di domenica tra Ursula von der Leyen e Donald Trump basato su una tariffa del 15 per cento.

Su tutto il resto, però, le difficoltà permangono, a partire dalla famosa dichiarazione congiunta tra Usa e Ue, attesa per oggi, che potrebbe slittare. Tuttavia, la stessa dichiarazione sarebbe un passaggio formale necessario, ma non la stazione d'arrivo della trattativa. "Non è un documento giuridicamente vincolante", ha spiegato Gill, "ma piuttosto un insieme di impegni politici, una tabella di marcia da cui proseguire la nostra cooperazione. Da lì deriveranno le ulteriori procedure legali che saranno richieste da parte nostra. Da lì deriveranno le ulteriori esenzioni negoziate che intendiamo integrare nel nostro accordo complessivo con gli Stati Uniti".

Su quest'ultimo punto non ci sono progressi da segnalare sul fronte vini e superalcolici con Francia e Italia in prima fila a chiedere sconti o esenzioni totali come grandi esportatori di vino. Da oggi, quindi, questi prodotti dovrebbero essere soggetti a un dazio del 15 per cento. La Commissione, tuttavia, "resta determinata a raggiungere e garantire il numero massimo di esenzioni, anche per i prodotti tradizionali dell'Ue come vino e liquori". Quanto all'acciaio, da Bruxelles arrivano conferme che si sta lavorando a un sistema di quote che si basano sui volumi storici, ma questo non sarà nel testo congiunto atteso oggi. "Se tutto procede come previsto, ovviamente sospenderemo i dazi di ritorsione", ha sottolineato il portavoce. L'Europa, dal canto suo, ha deciso di stoppare il listone da 93 miliardi di controtariffe non a tempo indeterminato, ma per 6 mesi. Insomma, un modo per tenersi mano libera nel caso l'interlocutore americano dovesse non tenere fede agli intenti politici.

Gli Stati Uniti porteranno a casa il tramonto della tassa sulle reti che andrebbe a colpire i cosiddetti giganti americani del web. Il portavoce per il Digitale, Thomas Regnier, ieri ha detto che i Paesi hanno la libertà di legiferare come meglio credono, ma che una tassa sulle reti "è impraticabile" e verranno esentate non solo le imprese Usa. L'Ue tiene duro, invece, sulla regolamentazione Ue del settore digitale che non sarebbe oggetto del negoziato.

La Commissione, sollecitata sul coro di critiche arrivate da diversi leader europei, da ultimo il presidente francese Emmanuel Macron, ha respinto tutto al mittente dicendo che si tratta di attacchi "mal posti" in quanto l'esecutivo europei ha fatto quello che "gli stati volevano". Tanti i punti finiti sul tavolo degli imputati, a partire dalla decisione di accettare tariffe al 15%, all'impegno di fare 600 miliardi di investimenti privati ai 750 miliardi di acquisti energia, settori nei quali Bruxelles non ha una competenza specifica. La Ue però ha precisato che non si tratterebbe di un impegno vincolante per le aziende e che la stima ipotizzata di 250 miliardi l'anno, per tre anni, terrebbe conto non solo dell'acquisto di gas naturale liquefatto, ma anche di altri prodotti come petrolio e combustibile nucleare e servizi relativi ai combustibili dagli Stati Uniti nell'Ue, che ammontano già ora a circa 90-100 miliardi di dollari all'anno.

E che i volumi aggiuntivi sono stimati anche in considerazione del fatto della cessazione delle importazioni russe di petrolio e gas, nel luogo in cui l'Europa ancora nel 2024 ha acquistato 22 miliardi di euro di combustibili fossili dalla Russia.

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