
Una signora solare, un volto e un sorriso conosciuti da molti milanesi frequentatori abituali della Stazione Centrale dove lei aveva lavorato per anni in una tabaccheria. Una donna di 69 anni in pensione, divorziata da circa vent'anni, madre di una figlia, un'esistenza all'apparenza normalissima, allietata da qualche partita a carte con gli amici in un bar del quartiere, Affori, periferia settentrionale di Milano. Per questo quando esattamente una settimana fa il suo corpo senza vita ma vestito di tutto punto (mancavano solo le scarpe) è stato rinvenuto ormai esanime nella vasca da bagno dell'appartamento dove abitava da sola, al sesto piano di uno stabile in via Alessandro Bisnati, quella di Silvana Damato era sembrata a tutti una morte naturale dovuta a un malore che la donna aveva cercato di alleviare magari trovando refrigerio nell'acqua dove poi però purtroppo aveva finito per annegare o, tutt'al più, a un suicidio. I carabinieri della stazione locale e quelli del nucleo investigativo del comando provinciale, guidati dal tenente colonnello Fabio Rufino, avevano notato che sul viso la donna aveva qualche ferita e delle contusioni, oltre a quella che sembrava una piccola lacerazione provocata con qualcosa di appuntito sul collo. Nessuna di queste lesioni sarebbe stata tale da provocare la morte della donna, come ha confermato giovedì mattina il medico legale, ma le tracce sul cadavere sarebbero compatibili con l'azione di un'altra persona che potrebbe poi aver finito la povera Silvana affogandola nell'acqua della vasca per poi sparire dall'abitazione dopo aver chiuso la porta d'ingresso a più mandate con la chiave che infatti adesso non si trova più.
Mentre all'istituto di medicina legale gli esperti stanno espletando una serie di altre verifiche - l'analisi tossicologica, per vedere se la donna abbia assunto tranquillanti o simili e gli accertamenti sulla possibile presenza di acqua nei polmoni - proviamo a fare un passo indietro. Silvana Damato è stata vista viva l'ultima volta venerdì mattina in un supermercato. Il suo cadavere è stato ritrovato intorno alle 19 di quello stesso giorno dopo l'allarme lanciato dagli amici, un gruppo di donne e uomini che con lei frequentavano un bar accanto al Parco Nord dove giocavano a carte tutti insieme e che quel pomeriggio l'avevano inutilmente attesa e poi chiamata al cellulare senza successo. Per entrare nell'appartamento della 69enne era stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco che avevano dovuto sfondare l'uscio. L'abitazione - che come si può vedere anche dal profilo Facebook di Silvana, era piena zeppa di ninnoli e soprammobili - si trovava in perfetto ordine e non c'erano segni di colluttazione e, tanto meno, di scasso. Un fatto questo che porta gli investigatori dell'Arma a pensare che la donna conoscesse il suo assassino e che l'abbia fatto entrare in casa proprio lei, con estrema fiducia. Poi potrebbe essere accaduto qualcosa che l'ha presa del tutto alla sprovvista.
Sulla vicenda la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio.
I carabinieri, oltre all'analisi delle celle telefoniche e dei frame delle telecamere di zona, stanno analizzando i contenuti del cellulare di Silvana Damato che potrebbe raccontare di qualche sua frequentazione o di una relazione che aveva preferito tenere solo per sé. Ma proprio perché in questa fase non si può escludere nulla, sono stati sentiti anche gli amici abituali.