
Dire che è una specie di «anti-Trump» può apparire esagerato e perfino fuorviante. Ma Donald e Leone XIV pur in arrivo dallo stesso Paese sembrano muoversi su due orbite diverse. Il primo, americano «larger-than-life», come dicono Oltreoceano, esagerato e appariscente, profondamente imbevuto di cultura a stelle e strisce. Il secondo, cittadino del mondo, poliglotta, considerato timido e riservato anche dai sobri colleghi cardinali. Robert Francis Prevost è talmente poco «yankee» da essere riuscito a conquistare un ruolo di rilievo nell'episcopato di un Paese latino-americano, il Perù. Visti i rapporti tra Nord e Su America, un evento che ha pochissimi precedenti.
Nella diocesi di Chicago, la metropoli da cui il nuovo Papa proviene, i cattolici sono molti di più che in altre zone degli Usa: circa il 33% contro il 20 in tutta America. Merito di una tradizione migratoria come quella polacca o italiana con solide radici nella Chiesa di Roma. E da Paesi cattolici (Spagna, Franciae Italia) arriva anche la famiglia di Prevost. Che in America ha portato a termine gli studi (laurea in filosofia e matematica), seminario, e poi qualche anno da sacerdote e priore provinciale dell'Ordine Agostiniano. Gran parte del suo apostolato è però trascorso tra il già citato Perù, gli studi e l'attività a Roma. Non è un caso, come hanno notato subito molti media americani, che nel suo discorso di investitura il nuovo papa abbia parlato in italiano e in spagnolo, ma non abbia pronunciato una parola in inglese.
Anche con i vertici dell'episcopato Usa, e in particolare quello conservatore, i rapporti sono cordiali ma all'apparenza distaccati. Di lui ai cardinali conservatori sono sempre piaciuti l'atteggiamento considerato dottrinalmente più intransigente di quello di papa Francesco. Molto apprezzata fu la battaglia condotta da vescovo peruviano contro l'insegnamento «gender» nelle scuole pubbliche deciso dal governo. Meno attenzione, e qualche critica, hanno ricevuto invece la sua vicinanza a Francesco a cui veniva accomunato per le battaglie e la sensibilità sociale.
Il messaggio di Trump è stato di ovvia esultanza ma anche di maniera: «Congratulazioni al cardinale, appena nominato Papa. È un onore realizzare che è il primo Papa americano. È emozionante e un onore per il nostro Paese. Non vedo l'ora di incontrarlo».
Più incisivi e delicati alcuni tweet emersi dagli archivi della Rete in cui il neo-Papa sembra criticare la nuova amministrazione Usa. Nel più recente, del 15 aprile, viene rilanciato un post polemico sulla «espulsione illegale di un residente statunitense da parte dei federali». Con un link il Cardinale ora Pontefice rimandava al titolo di un giornale cattolico: «Questa prova è una Passione».
In febbraio Prevost aveva addirittura preso di petto il vice-presidente cattolico JD Vance, che in un'intervista aveva fatto riferimento al cosiddetto «ordo amoris, secondo cui prima bisogna amare Dio, poi la famiglia, il proprio Paese, solo dopo il resto del
mondo e quindi i migranti. La reazione di Prevost era stata netta ed espressa con un altro articolo dal titolo significativo: «JD Vance si sbaglia: Gesù non ci chiede di fare una classifica nel nostro amore verso gli altri».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.