Le urne hanno deluso quanti speravano in una bocciatura di Javier Milei. Invece che ridimensionarlo, le elezioni di metà mandato hanno infatti consolidato il presidente argentino, arrivato due anni fa alla Casa Rosada con un programma dichiaratamente volto a smantellare Stato e statalismo. Questa vittoria di Milei e del suo partito (che ottiene circa il 10 per cento in più degli avversari di sinistra, i peronisti) ci consegna almeno due lezioni.
La prima è che ci sono verità elementari che diventano particolarmente potenti se a pronunciarle è chi in teoria avrebbe tutto l'interesse a sostenere l'opposto: che nessun servizio pubblico è gratis, che imprenditoria e concorrenza non vanno mai disgiunte, che ogni aumento di spesa pubblica e tassazione preannuncia un futuro di miseria.
Da anni Milei promuove tesi libertarie, perché già ben prima di entrare in politica era una delle voci più originali del dibattito pubblico: soprattutto nei talk-show televisivi. Da economista, egli ha sempre evidenziato come finisca un'economia costantemente penalizzata da imposte e regolamentazione, ma nei suoi interventi tutto questo è strettamente legato al richiamo di principi morali che non devono mai essere violati.
La seconda lezione trasmessa da queste elezioni è che una filosofia politica ha bisogno di trovare conferma in risultati che tutti possono vedere. Ovviamente la rivoluzione liberale di Milei può essere criticata su questo o quel punto: come qualsiasi iniziativa umana. Al tempo stesso è chiaro come essa stia restituendo speranze e prospettive a un paese, l'Argentina, che pareva ormai al capolinea: la povertà diminuisce, le opportunità aumentano, lo spirito imprenditoriale sta rinascendo.
Certo non tutti apprezzano la svolta impressa da Milei, come conferma il voto nella città di Buenos Aires. Ogni regime ingiusto (valeva anche per l'Unione Sovietica) è sempre difeso con le unghie da quanti sono i beneficiari di quel potere. Lontano dalle istituzioni e dalla capitale, però, c'è ancora un'Argentina meno miope, meno cinica, meno corrotta.
In tempi ordinari gli appuntamenti di mid-term (questo vale per gli Stati Uniti, ad esempio) sono spesso sfruttati per indebolire chi ha il potere.
Ma ormai, e non soltanto in Argentina, di tempi ordinari non si può proprio parlare ed è per tale ragione che il voto delle ultime ore è da accogliere con soddisfazione.La rivoluzione libertaria dell'Argentina continua e con essa non viene meno la sua capacità di contaminare anche altre aree del Sud America.