Spesso c'è bisogno di tempo per far capire e metabolizzare le buone idee. Specie a sinistra dove l'impalcatura ideologica ormai è diventata una patologia specie se coniugata con una perversa visione di parte che offusca le menti. Così capita che Marco Travaglio ritiri fuori come strumento di pacificazione in Medio Oriente il piano Marshall, cioè un piano di aiuti economici per dare una prospettiva ai palestinesi e emanciparli dai legami con quell'organizzazione criminale che è Hamas.
Naturalmente il direttore de Il Fatto omette di dire che è la stessa idea proposta da Silvio Berlusconi al G8 di Evian esattamente 15 anni fa. Ma si sa le buone idee sono come il vino, più invecchiano e più sono comprese. E c'è chi ci arriva prima - i visionari, i precursori, i pionieri - e chi ci arriva dopo. Magari proprio perché i primi, non avendo un approccio ideologico ai problemi, inquadrano meglio la realtà.
Probabilmente avverrà la stessa cosa sull'intesa sugli immigrati raggiunta dal Premier Giorgia Meloni con l'Albania. Un accordo che avrà i suoi limiti ma che è sicuramente meglio di niente di fronte ad un problema per certi versi irrisolvibile. Non per nulla, a quanto pare, l'idea è piaciuta anche ad altri paesi europei come la Germania e l'Austria.
Ma soprattutto si sposa con il momento che lega i temi dell'immigrazione, dell'accoglienza con quelli della sicurezza. Mantenere gli immigrati illegali per la fase della verifica dell'identità, degli accertamenti e della decisione sul loro futuro al di fuori del territorio italiano, evita il pericolo, infatti, di infiltrazione nel nostro Paese e in Europa di elementi fondamentalisti, cioè di potenziali terroristi, che arrivati da noi non vedono l'ora di dileguarsi e di entrare in una sorta di clandestinità magari per materializzarsi a Bruxelles a caccia di svedesi.
Che l'iter burocratico sia svolto con la supervisione delle nostre autorità al di fuori dell'Unione Europea è un'opportunità, visto che solo i miopi e gli struzzi non si rendono conto del fatto che la polveriera mediorientale darà un ulteriore impulso all'immigrazione illegale e al rischio terrorismo. Chi non vede l'insidia e paragona una soluzione pragmatica alla prigione di Guantanamo vive su Marte, non sulla Terra.
È il caso della sinistra italiana che per non affrontare questioni che ne mettono in discussione identità e integrità e, contemporaneamente, per non dare ragione al centro-destra che considera incapace per principio, chiude ad ogni soluzione di buonsenso. Salvo, poi, ritirarla fuori quando magari tornerà al governo. Basta guardare all'esperienza di Minniti al ministero dell'Interno, che nei confronti dell'immigrazione illegale adottò la filosofia del centro-destra.
La differenza è che all'epoca il centro-destra disse «sì» al ministro piddino, mentre dalla sinistra arriva sempre e comunque un «No». Il cliché è sempre lo stesso: l'ipotesi viola le regole, è disumana e, un'appendice che non manca mai, il centro-destra è diviso, la «ducetta» ha fatto tutto da sola.
Poi chiedi lumi ad uno degli esclusi, al ministro degli Esteri Tajani, e quello ti risponde in aereo dal Giappone: «Ricostruzione falsissima, l'accordo con l'Albania lo hanno costruito e fatto gli Esteri».Siamo alle solite, da noi la politica è sempre un battibecco, anche se a due passi c'è l'orrore di una guerra.
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