Tre piccoli mazzi di fiori bianchi e rossi lasciati a terra appoggiati ad una parete, polvere sulla banchina e un pezzo di pavimentazione sistemato: ecco come si presentava ieri la stazione metropolitana Vittorio, 48 ore dopo lincidente in cui ha perso la vita Alessandra Lisi. I segni più evidenti di quel tragico impatto di martedì si vedono nella parete del tunnel della stazione, lungo la cui copertura si nota chiaramente lurto violento. Il pezzo di marciapiede della banchina di Vittorio, saltato nellimpatto, è stato riaggiustato; lungo la banchina la linea gialla che delimita il punto da non oltrepassare è oscurato dalla polvere.
Piccoli segni che in qualche giorno non si noteranno più. Ma quando si sale e si scende dai convogli in quella stazione, riaperta ieri mattina alle 5,30, la gente è curiosa e, nonostante la fretta, lattenzione di molti è rivolta al punto dove cè stato lo scontro. Qualcuno si ferma a guardare, altri vanno via forse anche per non voler ricordare quegli attimi di angoscia e paura.
Ma lentamente nei sotterranei della metropolitana capitolina sta tornando la normalità per migliaia di viaggiatori che quotidianamente li percorrono facendo avanti e indietro per recarsi a scuola come al lavoro. Ieri mattina nei vagoni di quelle carrozze si faceva fatica a trovare posto a sedere. Una situazione ben diversa da quella di ieri quando lungo i corridoi dei nuovi treni a stento si vedevano passeggeri sorreggersi alle maniglie e i sedili erano addirittura liberi. Gli stessi addetti alla sicurezza e il personale di stazione hanno notato un notevole aumento di persone che sono entrate e uscite dalle stazioni della linea A da Anagnina a Battistini.
Allinterno dei convogli si respira tra la gente un clima che, almeno apparentemente, sembra più rilassato rispetto alla giornata di ieri. Tra i passeggeri si sentono ancora i racconti di quei tragici momenti; qualcuno legge avidamente il giornale per avere informazioni su «come è andato quel tamponamento». «Ho ancora un po paura, ma bisogna andare avanti», sussurra una giovane studentessa. «Avevo ancora un po di timori nel prendere la metro stamattina - dice un signore di mezzetà a sua moglie -. Ma sicuramente da oggi ci sarà una maggiore attenzione».
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