«Posti, le opportunità ci sono. Vi spiego dove»

«I segnali di ripresa ci sono, le opportunità ci sono, bisogna trovarle e farle venir fuori». Non è un quadro rose e fiori quello che traccia il presidente di Afol, l’agenzia della Provincia che si occupa di Formazione e Orientamento al lavoro, uno degli uomini che conosce meglio dinamiche e stato dell’occupazione locale.
Allora Peppino Falvo, qual è la situazione?
«La situazione è che il fondo lo abbiamo già toccato. I segnali di ripresa ci sono, anche se credo che ci vorrà ancora qualche mese, o un anno, per una ripresa vera».
E intanto?
«Intanto bisogna usare anche la fantasia e l’elasticità, ed essere pronti al cambiamento. Ma soprattutto capire dove va il mercato, sfruttare le opportunità che offre, che non sono poche, e gli strumenti che ci mette a disposizione la normativa».
Dove va il mercato?
«Guardi, noi abbiamo appena ricevuto una richiesta per 120 autisti da un’azienda di trasporti, significa che le merci tornano a viaggiare. Poi 150 addetti ai call center, altri alla portineria e controllo accessi, 20 posti per addetti alla vendita nei supermercati, altri 30. Vuol dire che i centri commerciali ripartono. Abbiamo avuto l’accordo con il tribunale per 50 addetti. Poi c’è tutto il mondo delle badanti, dell’assistenza, delle case di riposo».
Quello riguarderà principalmente gli immigrati, o no?
«Beh dobbiamo dire che stanno tornando gli italiani, e le italiane. Due anni fa nelle portinerie erano tutti immigrati, ora la tendenza si è un po’ invertita».
Segno della crisi...
«Segno che la crisi ha colpito. Ho personalmente parlato con un architetto che ha chiesto di fare il portiere, anche perché è un lavoro che garantisce l’alloggio. Stessa cosa per un laureando in Farmacia, un ragazzo a due esami dalla laurea».
Dove sono le opportunità?
«Ci sono. Noi stessi abbiamo decine di contratti a progetto e a tempo determinato sui cui stiamo cercando di lavorare. Ci sono norme per le assunzioni di lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, ci sono sgravi per le assunzioni dei diversamente abili, il problema è che le aziende non le conoscono. Come non sanno che ci sono fondi per la formazione, fondi che accantonano, e che per un’azienda con 6-700 dipendenti possono arrivare fino a 100mila euro l’anno».
E non lo sanno?
«A volte non lo sanno, e magari pagano per la formazione, sulla sicurezza e non solo, mentre avrebbero le risorse».


Voi fate questo?
«Noi cerchiamo di far conoscere le opportunità e di far incontrare domanda e offerta. Abbiamo ospitato cinesi, finlandesi e bulgari venuti qui a vedere come si formano i formatori. Oggi arrivano i romeni».

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