Praga - Il primo ministro ceco Mirek Topolanek ha ammesso che il suo eurorealismo si è gradualmente ridotto da quando a gennaio è iniziato il semestre di presidenza dell'Unione europea affidato alla Repubblica Ceca, che ha suscitato alcune perplessità per la sua impostazione "tiepida" rispetto all'ideale unitario. Particolarmente esplicito nelle sue prese di posizione ostili all'integrazione dei Paesi membri dell'Ue è il presidente della Repubblica ceco Vaclav Klaus, che vede in quella prospettiva il rischio di un ritorno alla perdita di sovranità popolare che fu uno dei tratti tipici del totalitarismo sovietico da cui la Cecoslovacchia si liberò nel novembre 1989 con la "Rivoluzione di Velluto".
Secondo il premier l'elemento che lo avrebbe fatto ricredere consiste nel fatto che le opinioni ceche sono prese molto seriamente a Bruxelles, anche se quello ceco è «un Paese medio-piccolo», scrive l'agenzia di stampa praghese Ctk.
Il partito dei Democratici civici (Ods), di cui Topolanek è presidente, si definisce «eurorealista» e non «euroscettico» come preferisce chiamarlo semplicisticamente la stampa. L'Ods in particolare critica l'ulteriore integrazione politica dell'Unione europea a discapito dei poteri nazionali e per questo motivo lascia in bilico la ratifica del Trattato di Lisbona che è attualmente bloccato al Senato ceco.
Topolanek ha commentato sul sito della presidenza ceca anche l'esistenza di un'identità europea, sottolineando che attualmente l'Ue ricorda la Torre di Babele perché diversamente dagli americani, gli europei non hanno un'identità comune, almeno fino ad ora.
La possibilità di creare una federazione come in Svizzera o negli Stati Uniti «al momento rimane fittizia - scrive il premier ceco -. Per adesso immagino l'Ue come aperta e flessibile» ma «rimango ottimista» per il futuro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.