RomaIl ragazzo è spiritoso. A chi lo ha arrestato, ieri, nella sua casa di Bassano Romano, nel viterbese, ha spiegato che lui quellestintore lo aveva preso per spegnere un incendio. A che serve un estintore, ohibò? Nessuno deve avergli spiegato, però, che il modo corretto di far funzionare quel coso rosso è farne uscire la schiuma dirigendolo contro le fiamme, e non lanciandolo come un olimpionico della follia. E sì che Fabrizio Filippi, 24 anni, detto «Er Pelliccia», il manifestante con la faccia da putto e i medi molto rivoluzionariamente tesi ritratto ieri nella fotografia da noi pubblicata in prima pagina, che ha permesso di identificarlo come il lanciatore di estintore, non ha il curriculum dello sciocco. Sì, certo: a Bassano lo ricordano come una testa calda. E ha anche qualche precedente per stupefacenti. Ma è iscritto al primo anno (a 24 anni. Embè?) della facoltà di Psicologia delluniversità Marconi di Roma. Ateneo, si badi bene, telematico, che non prevede presenza dello studente se non per gli esami. Motivo per cui appare quanto meno strano che i genitori di Fabrizio - che ovviamente come un Robespierre del XXI secolo vive da mamma e papà - abbiano preso per buona la spiegazione da lui fornita sabato, quando è partito per Roma verso la battaglia: «Vado allUniversità», ha detto loro. Che, frequentando egli ununiversità virtuale, è come dire: «Vado a Google». Ma tantè.
I genitori, poverini, ieri erano distrutti. Per telefono il papà Roberto, assistente amministrativo del circolo scolastico di Bassano, balbettava: «È un momento troppo pesante per noi». La madre, Ornella, lavora alluniversità della Tuscia, mentre il fratello, Giuseppe, 30 anni, è meteorologo. Ma neanche lui, evidentemente, è riuscito a prevedere la tempesta abbattutasi sabato sulla sua famiglia. Descritta da chi la conosce bene, vedi Giancarlo Torricelli, bassanese e segretario regionale di Sinistra e Libertà, come «persone democratiche, perbene». E perbene lo sono davvero, se è vero che hanno collaborato alle indagini, contribuendo a smascherare il figlio anche grazie a un tatuaggio sul fianco.
Certo, «Er Pelliccia» è uno strano tipo di antagonista bamboccione. Davanti agli agenti si è subito pentito: «Non sono un black bloc, mi sono fatto trascinare dagli avvenimenti». Uno pensa: un nemico del sistema non sarà mica su Facebook. E invece eccolo là, nel regno della condivisione globale, con il suo profilo aperto, il suo pantheon (Che Guevara? Carlo Giuliani? Macché: Cicciolina, Rocco Siffredi e il Mostro di Firenze) e i suoi post a volte aggressivi a volte ingenui, in un minestrone dai troppi sapori: un po di malinconia da t-shirt («Se sei disperato non fare lo sbaglio di buttarla via per paura di affrontare una vita da umile», recita il suo ultimo intervento nella notte prima del suo delirante show a San Giovanni), qualche video sciocco per sghignazzare con gli amici, un bel po di frasi da antagonista in ciabatte: «Straniero nella mia nazione», scrive il 10 ottobre. «Emarginato perché odio lo Stato!», esclama il 7 ottobre. Il 6 ottobre cita addirittura Adolf Hitler: «Lattività della cosiddetta stampa liberale è lopera dei becchini del popolo. E non è il caso di parlare dei bugiardi fogli marxisti: per essi la bugia è una necessità vitale, come per il gatto i topi». Qualcuno commenta e lui taglia corto: «Tutta sta finta sensibilità del cazzo... Piangiamo i morti della storia e ce ne fottiamo di chi muore sotto casa!». Il 25 settembre ecco il suo manifesto: «Spegni la tv. Usa le agenzie indipendenti su internet per la tua informazione. Non permettere a te stesso, ai tuoi amici, alla tua famiglia di unirsi alle forze armate. Boicotta le compagnie energetiche. Rifiuta il sistema politico. Lillusione di una democrazia basata sul monetarismo è un insulto alla nostra intelligenza. La vera rivoluzione è la rivoluzione della coscienza!».
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