Pensioni e TFR più alti per migliaia di ex dipendenti pubblici: cosa può succedere coi ricalcoli Inps

La sanatoria avviata nel 2024 e la sospensione della prescrizione aprono la strada ad aumenti per molti assegni e Tfr, mentre l’Inps avvia il riallineamento dei dati e il Governo valuta possibili coperture di bilancio

Pensioni e TFR più alti per migliaia di ex dipendenti pubblici: cosa può succedere coi ricalcoli Inps
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Per migliaia di ex dipendenti pubblici si apre una nuova fase che, nella maggior parte dei casi, potrebbe portare a un assegno pensionistico più alto o a un trattamento di fine servizio più consistente. È l’effetto della sanatoria introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 e delle successive proroghe, che consentono alle amministrazioni pubbliche di regolarizzare i contributi previdenziali non versati fino al 2004.

La misura

La misura è stata pensata con un duplice obiettivo: sanare vecchie posizioni contributive irregolari e ridurre il contenzioso con lo Stato. La regolarizzazione avviene tramite la certificazione ufficiale dei contributi mancanti, senza l’obbligo di versare arretrati per i periodi prescritti. Parallelamente, con il decreto Milleproroghe, è stata sospesa fino al 31 dicembre 2025 la prescrizione dei contributi dovuti fino al 2020, così da consentire ai lavoratori di far valere i propri diritti e alle amministrazioni di intervenire senza incorrere in sanzioni.

La fase operativa del ricalcolo

Ora si entra nella fase operativa del ricalcolo. L’Inps ha inviato alle amministrazioni pubbliche istruzioni precise per riallineare i dati contributivi con gli importi effettivamente riconosciuti in pensioni e indennità di fine servizio (TFR o TFS). Il processo dovrà rispettare limiti temporali definiti e interesserà soprattutto i casi in cui le differenze tra contributi dovuti e certificati sono più rilevanti.

La questione retroattività

Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha spiegato: "Male che vada, il ricalcolo si tradurrà in un aumento dell’assegno pensionistico o del trattamento di fine rapporto. Non è escluso che ci voglia una copertura di bilancio". Durigon ha aggiunto che nella stragrande maggioranza dei casi è la pubblica amministrazione ad aver versato meno contributi del previsto, per cui "Non c’è retroattività e i casi di revisione al ribasso degli assegni previdenziali o delle liquidazioni saranno rarissimi".

Chi è in pensione da più di tre anni

Per chi è in pensione da oltre tre anni, non sono previste modifiche sostanziali. Solo in circostanze particolari, dove i dati certificati risultassero inferiori a quanto considerato finora, potrebbero verificarsi adeguamenti al ribasso.

Resta da capire se, una volta completati i ricalcoli, sarà necessario un intervento a livello di bilancio statale per coprire le somme aggiuntive che le amministrazioni dovranno corrispondere. Come anticipato da Durigon al Corriere, l’ipotesi è che, se le cifre dovessero essere consistenti, uno stanziamento specifico possa essere previsto già nel 2026.

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