Un piccolo gruzzolo che cresce insieme ai bambini, alimentato da familiari e Stato, e pronto a sostenere studio, formazione o prime iniziative professionali al compimento dei 18 anni. È l’idea che anima il nuovo “Fondo di previdenza per i giovani”, al centro di una doppia proposta politica destinata a riaccendere il dibattito sulla previdenza integrativa. L’Inps sarebbe il gestore dello strumento, che potrebbe essere operativo già dal 1° gennaio, e che nelle intenzioni dei proponenti punta a diffondere la cultura del risparmio previdenziale sin dalla nascita.
Le due proposte in Parlamento
L’iniziativa prende forma in un emendamento di Fratelli d’Italia alla legge di Bilancio, affiancato da una proposta di Azione. Due tracciati differenti, ma la stessa scommessa: indirizzare i neonati verso un futuro da risparmiatori previdenziali e permettere alle nuove generazioni di affacciarsi all’età adulta con un capitale di partenza.
L'adesione volontaria
Nel modello di Fratelli d’Italia l’adesione è volontaria. Genitori, nonni o parenti fino al terzo grado potranno aprire la posizione nei primi tre mesi di vita del bambino, con un versamento iniziale di 100 euro. L’Inps aggiungerà 50 euro l’anno, in una sorta di versione contemporanea del tradizionale libretto postale.
Come e quando si potrà usare il capitale
Il capitale potrà essere riscattato al raggiungimento della maggiore età, per finanziare tasse universitarie, corsi di formazione o — per chi punta all’autonomia professionale — l’avvio di un’attività. Le regole operative saranno definite con un decreto del ministero del Lavoro, di concerto con l’Economia e con il parere di Inps e Covip. La spesa stimata è di circa 18 milioni di euro all’anno. Diversa la proposta del senatore Marco Lombardo (Azione). Anche qui l’iscrizione è volontaria, ma l’intervento pubblico è più consistente: 300 euro il primo anno e 200 euro per ciascuno dei quattro successivi, con un contributo familiare stabile di 100 euro. In questo caso, l’impegno finanziario per lo Stato salirebbe a 500 milioni il primo anno e 250 milioni a regime.
Una sfida per la previdenza complementare
La parola ora passa alle Camere.
In Italia sono circa 10 milioni gli iscritti a una forma di previdenza complementare. L’obiettivo politico, ambizioso, è raddoppiarli entro sette anni, invertendo anche la tendenza anagrafica di un sistema che oggi conta un’età media superiore ai 47 anni.