Il principe dei truffatori: in fuga da 40 anni firmando assegni falsi

Trenta condanne dal 1965. Ma finora ha evitato il carcere per problemi di salute

Federica Artina

da Milano

Gianni Fernando Giacuzzi Conforti: con un nome così è facile confondersi. E infatti lui ne ha sempre approfittato, tanto che dei suoi 68 anni ne ha passati quaranta a fare i conti con la giustizia. Il motivo? Sempre lo stesso: truffa. Già, perché questo signore milanese trapiantato a Masano di Caravaggio, in provincia di Bergamo, non ha mai svolto alcuna attività nella sua vita se non quella di specializzarsi nella frode, falsificando montagne di assegni. Ne ha staccati centinaia, forse migliaia, e con essi si è sempre mantenuto comprando dai generi di prima necessità agli sfizi più lussuosi.
Quarant’anni in fuga, fino allo scorso mese di aprile, quando la Procura di Bergamo ha riaperto il caso e ha portato a termine la titanica impresa di carcerare il truffatore fuggitivo, scovato a Romano di Lombardia in casa di un amico. Una vita in fuga quella del «re delle truffe», un Arsenio Lupin perennemente girovago, da un paese all’altro, di provincia in provincia. Il suo sistema era ormai collaudato: rubava libretti degli assegni immacolati, poi faceva la spesa firmando cheques con nomi inventati, oppure semplicemente combinando i suoi quattro nomi in maniera sempre diversa. In questo modo si è accaparrato per un’intera vita pane, latte, carne, ma anche biciclette, motorini e accessori tecnologici. Insomma, non si faceva mancare proprio niente.
Poi però veniva scoperto e denunciato, e la storia ricominciava sempre uguale, sempre con lo stesso copione. Giacuzzi Conforti cambiava domicilio e si faceva ospitare da un altro parente, dall’ennesimo amico, in città sempre diverse. L’ultimo tentativo di ingabbiare questo novello Clyde della Bassa era scattato il 29 aprile dell’anno scorso: le forze dell’ordine riuscirono ad arrestare l’uomo, ma per lui la detenzione durò solo 29 giorni. Il Tribunale di Sorveglianza di Brescia, revocò il provvedimento a causa delle cattive condizioni di salute dell’imputato: Conforti, infatti, soffre da sempre di cuore.
Per lui ora le porte del carcere resteranno blindate per 18 anni, tre mesi e un giorno, cioè poco più della metà del totale delle condanne collezionate nel corso della sua «carriera» di truffatore, pari a 32 anni, 2 mesi e 15 giorni di reclusione. La legge però prevede che l’accumulo della pena non superi il quintuplo della più grave tra tutte le condanne inflitte. Nel caso del truffatore vale perciò quella emessa dalla Corte d’Appello di Milano il 12 febbraio 1987, pari a 3 anni e otto mesi di carcere.
I problemi di salute paiono essere l’unico elemento autenticamente certificato nella vita di Conforti, come conferma anche l’avvocato Salvatore Puglisi: «Da dieci anni i certificati del San Raffaele sono le uniche prove che ho ricevuto dell’esistenza del mio “assistito”». Il legale fu contattato per la prima volta a metà degli anni ’90 dall’uomo, ma per una questione civile e non per una della tante denunce per truffa. Il sessantottenne, risultando nullatenente, non poteva permettersi un legale, ragione per cui il Tribunale gliene affidò uno d’ufficio, Puglisi appunto. «Fu allora che mi raccontò la sua storia - continua l’avvocato -. E fu anche l’unica volta che entrai in contatto con lui. Poi, più nulla. Rintracciarlo è sempre stata un’impresa persa in partenza: i numeri di cellulare risultavano non raggiungibili o addirittura non esistenti». E conclude: «Di più non so che dire. Da tempo immemore ho perso le sue tracce, e sono venuto a conoscenza delle sue ultime imprese per “sentito dire”. Di lui ricordo solo che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nei reati di cui era accusato».
Un classico, per un uomo che ha fatto dell’imbroglio la sua filosofia.

La prima condanna per truffa risale addirittura al 1965, e fu emessa dal tribunale di Crema. L’ultima, sempre per truffa, è datata 2004. Trentanove anni puntellati di altrettante condanne. Segno che, anche invecchiando, il lupo non ha affatto perso il vizio.

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