La Procura chiede il fallimento di Magiste

I pm respingono la richiesta di concordato: non ci sono i fondi

da Milano

La Procura di Roma ha espresso parere contrario all’ammissione al concordato preventivo della Magiste International e contemporaneamente ha chiesto il fallimento della società capofila dell’immobiliarista Stefano Ricucci. La magistratura ha motivato la decisione a causa dell’assenza di risorse di Magiste, considerato che i 70 milioni che il gruppo aveva offerto nell’ambito della procedura concorsuale sono stati posti sotto sequestro dalla Procura di Milano, che sta portando avanti l’inchiesta sulla fallita scalata ad Antonveneta in cui è coinvolto l’immobiliarista romano. Secondo quanto si è appreso, dunque, i pubblici ministeri Giuseppe Cascini, Rodolfo Sabelli e Salvatore Vitelli, che ha materialmente redatto il parere negativo della Procura presentato al tribunale fallimentare di Roma, non hanno ritenuto la proposta dei legali della Magiste congrua ai fini del concordato preventivo che sarà discusso dallo stesso tribunale fallimentare: manca cioè la disponibilità di risorse economiche e finanziarie. Il parere dei pubblici ministeri non è tuttavia vincolante ai fini del giudizio che sarà espresso dal tribunale civile della capitale.
Ora il tribunale fallimentare dovrebbe fissare un’udienza a breve nella quale i legali della Magiste - che è una società anonima di diritto lussemburghese - dovranno avanzare le loro controdeduzioni. Nel parere non c’è nessun riferimento, a quanto si è appreso, all’inchiesta che vede Stefano Ricucci in carcere da diversi mesi.

La Procura però, sempre secondo quanto si è appreso, starebbe valutando la possibilità di contestare all’immobiliarista anche il reato di bancarotta fraudolenta. Gli accertamenti degli inquirenti procederanno anche oltre il giorno fissato per la prima udienza al tribunale fallimentare.

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