Prodi: «A Milano serve la lista unica»

Per la prima volta riuniti i quattro aspiranti sindaci. Il professore li invita all’unità e attacca i politici di sinistra: nessuno si è candidato per paura di perdere

«A Milano si deve fare la lista unitaria». Un diktat, più che un invito. Così, ieri sera, Romano Prodi chiude il meeting che vede i rappresentanti di venti associazioni milanesi confrontarsi col leader dell’Unione.
«Partecipare per vincere», è il titolo. E nessuno è mancato all’appuntamento con colui che almeno a parole è il nume tutelare di tutti i partecipanti alle primarie, da Ferrante a Dario Fo a Milly Moratti a Davide Corritore. Gli sfidanti. Per la prima volta i quattro duellanti si sono ritrovati accanto, seduti vicini, davanti al candidato premier del centrosinistra. Lo sfondo è il Teatro Carcano, dove Prodi parla di Milano.
«Una lista unitaria ci serve - insiste il professore - perché abbiamo bisogno di assumerci il peso delle decisioni difficili, che dovremo prendere anche a livello locale». Ancora negli occhi i contrasti tra il premio Nobel e l’ex prefetto.
Tentativi di riconciliazione. «Le polemiche di questi giorni non significano che è aumentata la rissosità», e che anzi «mi aspetto che le primarie siano anche uno scontro, sono fatte apposta per questo». Dopo la previsione, un augurio. «Mi aspetto che il giorno dopo, chi vince dia la mano a quelli che hanno perso, e poi tutti assieme nelle elezioni comunali».
A chi gli fa notare che negli ultimi anni il centrosinistra è stato accusato di aver dimenticato Milano, Prodi risponde che «è Milano ad aver dimenticato il centrosinistra», e non nasconde che il capoluogo lombardo sia diventato «la mia «ossessione». Perché «c’è un bisogno terribile di una Milano che sia orgogliosa di trascinare il Paese. Senza Milano che trascina, l’Italia non va avanti».
Però c’è un però. «L’assenza di politici candidati alle primarie per il sindaco non è un segnale positivo per la politica». Il quartetto Fo-Ferrante-Moratti-Corritore incassa. E incassano anche i politici «che non se la sono sentita di affrontare le primarie a Milano». «È bene che la società civile venga a riempire questi vuoti della politica - commenta -, ma di questo non ci dobbiamo vantare. È obbligo dei partiti recuperare il loro ruolo nella società».
Romano Prodi chiede che non ci si faccia male tra candidati alle primarie. E anche l’ex prefetto, sotto tiro soprattutto a opera di Dario Fo, chiede di smetterla coi litigi. E anche se nega di volere una tregua, nei fatti il senso è proprio questo: «Le polemiche con gli altri candidati fanno solo male. Bisogna parlare e rispettarsi. Non facciamoci la guerra tra di noi, dobbiamo avere un obiettivo comune».
«Tutti uniti» ha urlato Prodi durante il comizio conclusivo della convention della Margherita. Ma la decisione sulla lista unitaria tra Ds e Margherita è tutt’altro che dietro l’angolo: i Ds fanno i preziosi (almeno fino alle primarie) e gli appelli di tutti gli esponenti locali e nazionali della Margherita non sembrano aver commosso gli animi. Ferrante cerca di non mettere i piedi nel piatto: «La lista unica è un tema che lascerei ai partiti. Mi limito a osservare e a cercare di realizzare una convergenza tra tutti i partiti del centrosinistra».

Lo stesso ex prefetto sembra più interessato alla propria lista: «Ho intenzione di andare oltre il centrosinistra e di parlare a un pubblico più ampio, a tutte le parti sociali, anche a quelle che magari non si riconoscono nel centrosinistra, ma a cui può interessare una proposta di governo, un progetto della città imperniato su Ferrante». E la lista civica che sosterrà l’elezione di Ferrante a sindaco di Milano potrebbe portare proprio il suo nome: «Può essere. Il nome della lista civica non c’è ancora, però c’è Ferrante».

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