Lunedì un pregiudicato marocchino di 37 anni, Abdelkhalek Nakab, è morto in un ex residence di via Cavezzali per un colpo partito accidentalmente mentre una guardia giurata - Pasquale V., ora indagato a piede libero per omicidio colposo - cercava di riprendersi la pistola che limmigrato, in un impeto di rabbia cieca causata dallennesima sbornia, gli aveva sottratto dalla fondina.
Ieri mattina, a due giorni dalla tragedia, alle rimostranze di Fatima, la sorella del morto - che, mentre mostra la foto del fratello, chiede giustizia e chiarezza per «un omicidio che poteva e doveva essere evitato» - si sono unite quelle di altri immigrati irregolari residenti nello stabile con 186 monolocali su 8 piani e gestito da più società e più amministratori. Per loro l'incidente che ha causato la morte di Nakab, infatti, è solo l'ultimo di una serie di episodi di violenza oggetto di numerose denunce presentate alle forze dell'ordine «e sempre ignorate. Così, approfittando del presidio organizzato in mattinata tra via Padova e via Cavezzali dalle associazioni Al Qafila e Cittadini del mondo, gli amici del morto urlavano a squarciagola i versi del Corano, tenendo in mano la bandiera del Marocco. Alcuni di loro mostravano verbali di denunce inoltrate alla polizia nelle quali si descrivono discutibili metodi di «recupero credito». Un marocchino di 42 anni racconta che, per obbligarlo a pagare laffitto, una guardia giurata aizzata dallamministratore gli avrebbe puntato la pistola alla tempia insultandolo. La sua donna, invece, sostiene di essere stata addirittura neutralizzata con dello spray al peperoncino. Tre residenti, poi, denunciano, tra luglio e ottobre, una serie di furti nei loro appartamenti, seguiti dalla sostituzione della serratura della porta di ingresso.
«Ci costituiremo parte civile - spiega Moukrim Abdeljaffar dell'associazione Al Qafila - Sono state presentate tante denunce per le intimidazioni ricevute ma nessuno ha verificato e mosso un dito. La sicurezza non dev'essere un diritto solo per gli italiani, ma per tutti».
«Sono contento che Pasquale non sia qui a sentire queste menzogne» sospira Angelo G., 46 anni, presente al corteo e che con Pasquale V. ha lavorato fianco a fianco lo scorso anno in via Cavezzali. Quando entrambi erano ancora dipendenti di unagenzia privata di vigilanza messi lì per combattere, chiedendo i documenti ai «clienti», la prostituzione dei circa 40 viados che abitano nellex residence. «Praticamente tutti i clienti, invitati a lasciare i documenti, se ne andavano per paura di essere riconosciuti» ammette sorridendo. «Una volta un extracomunitario mi aveva aggredito. E Pasquale laveva ricondotto alla ragione con le parole, accompagnandolo pure a letto, mentre io ero lì lì per reagire. Dopo quellepisodio, infatti, mi misi in malattia e non volli più tornare in via Cavezzali.
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