Cultura e Spettacoli

Provocazione «Satisfiction» rimborsa i visitatori insoddisfatti del Lingotto

È la prima volta che vai alla Fiera del Libro? Sei rimasto deluso? Se ci invii un racconto dove spieghi il motivo della tua delusione, cosa ti aspettavi e cosa non hai trovato Satisfiction ti rimborsa il biglietto di ingresso. Inoltre il migliore racconto (3 cartelle da spedire con i propri dati e il coupon di entrata a redazione@satisfiction.org) sarà scelto dalla redazione e pubblicato sul numero di settembre insieme a inediti di grandi scrittori.
Non è una semplice provocazione «spericolata» o un invito a disertare il Salone del Libro, anzi: noi di Satisfiction vorremmo che, per una volta, si riportasse il lettore al centro del fare cultura. Che è anche l’idea che sta alla base della rivista con le recensioni «soddisfatti o rimborsati»: interagire con il lettore senza considerarlo soltanto «pubblico». La kermesse di Torino ci sembra, invece, sempre più ridotta ad una vetrina. È cambiato il nome, è tornato ad essere un «Salone», ma alla fin della Fiera da Circo Barnum - con esibizione di scrittori, circensi, giocolieri, animatori del villaggio turistico editoriale - si è trasformato in un Circo Bauman. Una passerella di carta dove i protagonisti più che degli intellettuali sono degli imbonitori. La nostra non è follia ma l’esigenza di tornare a comprendere che la cultura è entrare nel tempo senza vendersi ai poteri del tempo.
Siamo stanchi di tutte le vetrine e vetrinette culturali, di tutti i salotti e salottini intellettuali che hanno certamente contribuito a togliere polvere dal mondo museificato della cultura ma dall’altro lo stanno spettacolarizzando fino ad averlo ridotto a una farsa.
Per noi di Satisfiction è assurdo che i visitatori debbano pagare un ingresso per trovare gli stessi titoli che si trovano con lo sconto nella libreria sotto casa o incontrare degli scrittori che poi saranno in «tour» promozionale del loro libro in tutte le città. Satisfiction non cerca visitatori ma «lettori». Siamo convinti, citando Stendhal, che «un libro è come la cassa del violino: emette dei suoni.

E quel suono è l’anima del lettore».

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