Quando i Macchiaioli fanno scuola

Miriam D’Ambrosio

Trentaquattro dipinti, una testimonianza forte di un certo Ottocento italiano. Un percorso essenziale e completo nella pittura macchiaiola, dove «la macchia è base, e come tale rimane nel quadro», scriveva centouno anni fa il pittore Adriano Cecioni. Diciassette pittori, diversi per formazione e sensibilità, uniti nelle sale della Fondazione Biblioteca di via Senato per la mostra «I Macchiaioli - dipinti tra le righe del tempo» (in collaborazione con l'Istituto Matteucci di Viareggio), aperta fino al prossimo 14 maggio, a indicarci il viaggio compiuto da ciascuno di loro, interiore e di stile. Visibile nella pittura del veneto Vincenzo Cabianca che nel 1858 dipinge «L'abbandonata», bellissima figura di donna seduta e illuminata da un fascio di luce che accentua il giallo dello scialle e il bianco del cuscino. Nella composizione di figure, atteggiamenti e oggetti è un trionfo di realismo, che gli permette di approdare pochi anni dopo a «Il mattino» o «Le monachine», dove la luce del giorno è accecante, la tecnica diversa, natura e sentimento si abbracciano, come terra mare e cielo, tutto orizzontale, separato come fossero strati. E la preghiera non è suggerita solo dalla presenza delle suore e dalla piccola croce, ma dal paesaggio stesso.
La mostra di via Senato ha intenzione di coinvolgere anche i più piccoli con varie attività didattiche, per accostarli all'arte figurativa: sono in programma «visite gioco» come cacce al tesoro per cercare dettagli di un quadro, «visite teatralizzate» dove prenderà vita la Mary Donegani del bellissimo ritratto (esposto) di Giovanni Boldini che sembra un'istantanea dagli occhi neri penetranti e veri. Si organizzano anche conferenze e laboratori sulle tecniche usate (in aprile è in programma «I macchiaioli su porcellana»), il momento storico, il gruppo di pittori del fiorentino caffè Michelangelo, l'osservazione dei paesaggi e la capacità di entrarci dentro, comprendere la composizione, diventare soggetto. Informazioni 02-76215318/324.
Splendida luce, solo un po' più velata - per tornare alla mostra - è quella resa da Raffaello Sernesi nello scorcio di sassi e mare di «Castiglioncello dalla Punta del Bocca». Macchiaioli puri il ritratto di Marianna Cancellieri di Antonio Puccinelli, lo «Studio di paese» e l'«Uomo a cavallo» di Vito D'Ancona, i «Contadinelli al sole» di Silvestro Lega. Sia per gli interni borghesi che per gli angoli luminosi dei campi, la distanza dal quadro regala una visione nitida, perfetta, dove i lineamenti si delineano e tutto compare, lo sguardo, l'attesa, l'anima degli oggetti.
Presenza incisiva in mostra è quella di Giovanni Fattori con i suoi «Soldati del '59», «L'assalto alla Madonna della Scoperta», «La posta al campo», scene di vita militare, erba e polvere, brulichio di corpi in movimento, facce e umori percepibili anche guardando le figure di spalle. E poi si arriva al «Ritratto dell'avvocato Silvestro Bongiovanni», che sembra costretto a una pausa dal lavoro per concedere la sua posa al pittore.

L'amore per la natura di Fattori arriva nel meraviglioso «Cavalli al pascolo», vento, libertà, necessità del cibo e orizzonte marino. Interessante, all'ingresso, il manichino imbottito che Fattori usava per lavorare sulla figura, teatralissimo, a grandezza umana. Accanto, su una sedia, la sua tavolozza imbrattata di colori.

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