QUANDO IL NEMICO È IN CASA

Nostro inviato a Pechino

Sono come Caino e Abele. Però con lo spirito olimpico e senza morti e feriti. Un paragone giusto per dire che sono fratelli, che uno invidia l’altro e che a uno va sempre meglio che all’altro. È la storia dei fratelli Reed. Shane, il primogenito, classe 1973, a cui le cose non girano quasi mai per il verso giusto; e Matthew, classe ’75, che se Gastone non fosse un fumetto sarebbe uguale a lui. I due sono dei superuomini generati da una supermamma che cristianamente non si sbilancia neppure in questa vigilia: «Mi portino una medaglia, basta quella» dice nascondendo con abilità il suo vero pensiero: se c’è uno che può andare a podio è solo Matthew. Gastone, per intenderci.
I due sono super perché impegnati nel triathlon, simpatica disciplina olimpica che consta di un chilometro e mezzo a nuoto, quarantacinque in bicicletta e dieci di corsa. Senza interruzioni. A Pechino, i Reed portano in dote un record francamente significativo: quello di fratelli che lottano nella stessa disciplina per due nazioni differenti. Ma non cose tipo Italia contro Svizzera tra un fratello che risiede a Como e l’altro a Lugano. Shane gareggia per la natìa Nuova Zelanda, Matthew per gli adottivi Stati Uniti. I maligni sostengono che la distanza fra i due sia stata posta per evitare che le analogie con la storia di Caino e Abele aumentassero. Non è vero. Solo cattiverie. La verità è che a separarli, come spesso accade, sono state questioni di cuore. Shane ha sposato una maestra di casa sua ed è rimasto in Nuova Zelanda, Matthew una triathleta americana che l’ha calamitato negli States.
Come da copione, il maggiore, da vero Paperino, ha avuto una carriera di basso profilo. Non solo. La moglie si è spaccata la schiena negli asili per mantenere la famiglia mentre l’omone si allenava in piscina, in bici e di corsa. Il minore, da vero Gastone, appena giunto nella terra promessa, grazie all’amata, ha invece trovato grandi sponsor disposti a credere in lui. Incentivati al riguardo, bisogna ammetterlo, da una sequenza di vittorie di tutto rispetto. Basti pensare che, di recente, Matthew ha tagliato il traguardo camminando anziché correndo tanto era in vantaggio.
Anche per questi trascorsi, forse, le dichiarazioni dei due fratelli tracimano qualcosa che vacilla sul confine amaro tra sana competizione e puro astio. Dice Shane: «Siamo molto competitivi, il mio obiettivo in gara è di distruggerlo a livello sportivo. Aiutarlo in caso di difficoltà? Non so, non saprei, anche perché per me è stata molto dura arrivare alle olimpiadi e mia moglie ha fatto tanti sacrifici». Come a dire: non ci penso proprio di dare una mano a Gastone-Matthew. E quest’ultimo, detto anche Boom-Boom: «Mio fratello? Un rivale come altri.

Quando ci capita di gareggiare insieme, pensiamo solo a noi stessi. Shane è solo un avversario che, se vince, può sottrarmi premi e soldi...». Con molta franchezza, la super mamma dovrebbe dire un paio di cosine ai due ragazzi.

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