Quanto conta il ricordo di una madre ritrovata

Il "ricordo della madre" deve essere inteso, con un gioco linguistico amato dai filosofi, in senso soggettivo e oggettivo

Quanto conta il ricordo di una madre ritrovata
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Nel 1996 Filippo Tuena, lo scrittore delle Variazioni Reinach e di Ultimo parallelo, compose un dialogo extravagante dedicato a una delle sue passioni, quella per il cocktail Martini; il più alcolico nonché, forse, il più amato dai letterati. Tempo dopo, rileggendolo, l'autore scoprì che quelle pagine eludevano un rischio che pure bisognava correre: non vi si faceva parola, infatti, di un Martini importante, bevuto nel 1977 a Los Angeles nel corso di un viaggio con la madre, in quell'occasione accompagnata non solo dal signor Tuena, ma anche dal medico che la curava; senza di lui, muoversi sarebbe stato un azzardo. L'episodio sarà poi descritto in una raccolta del 2014, Quanto lunghi i tuoi secoli, che invece si soffermava sulla pulsione autodistruttiva della donna, disegnandone con pochi tratti la vicenda tragica. Vicenda ora ripresa nel recente Valzer con mia madre da ragazza (prefazione di Chiara Fenoglio, Oligo, pagg. 60, euro 13). Stavolta, a servire il pudore è un'altra passione di Tuena, quella per il teatro e di un teatro declinato attraverso temi barocchi: il sogno, l'immaginazione, la memoria. Come un personaggio in cerca d'autore di Pirandello, la madre si aggira in una vasta e vuota platea, risponde alle domande, commenta la scenografia che ingloba il paesaggio istriano della sua infanzia e adolescenza, il periodo forse più felice. Deplora, certo, di essere stata disturbata dal figlio, reo di averla fatta proditoriamente apparire in un teatro "disadorno e fatiscente" per tenderle una trappola: costringerla ad assistere alla "scena dell'addio mancato"; scena della quale il lettore può solo intuire i contorni e al quale viene offerta, in cambio, quella del titolo, che si svolge sulla terrazza dell'hotel Quarnero, ad Abbazia, in Istria.

Il "ricordo della madre" deve essere inteso, con un gioco linguistico amato dai filosofi, in senso soggettivo e oggettivo: Tuena ricorda la madre, che ricorda; come se il lavorio del tempo, alla fine, avesse assorbito i confini che separano le due anime.

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