Quella cena per far digerire l’Opa ai Ds

da Roma

Unipol, cambia tutto. Il dopo-Consorte ha un altro tono, altra musica, altre parole. Il nuovo ad Pierluigi Stefanini ha deciso di allearsi con i francesi di Bnp-Paribas. Cedute le quote, incassata l’assicurazione che il business con i transalpini sarà fruttifero, le coop hanno deciso che dopo il no di Bankitalia bisognava applicare la regola del bonus-malus: dalla guida spericolata di Consorte si è passati a quella prudente di Stefanini che fa guadagnare punti.
L’operazione disimpegno non poteva però andare in porto senza il placet del Botteghino. E prima che entrassero in scena Giuseppe Spatafora, rappresentante in Italia di Bnp Paribas e lo studio degli avvocati Bonelli Erede Pappalardo, si è dovuto attovagliare l’incontro che sanciva la tregua tra i salotti della finanza e la Quercia in spericolata manovra d’appoggio all’Opa sbagliata. L’uno di fronte all’altro, Guido Rossi e Massimo D’Alema. Come racconta Dagospia «la chiave di volta va cercata ancora nella politica e forse proprio nella cena avvenuta tre settimane fa con Massimo D’Alema nella bellissima casa dell’Ombelico del Potere italiano. Le stoviglie e i quadri d’autore non parlano, ma non è difficile intuire che intorno all’ossobuco alla milanese sia stata delineata in quella occasione una strategia che oggi viene alla luce». Rossi, consulente del Banco Bilbao Vizcaia, ha illuminato lo scenario a D’Alema. C’è chi dice che era chiaro fin da subito che gli spagnoli non avrebbero affondato il colpo, ma preferito incassare i 600 milioni di plusvalenza. A facilitare l’incontro tra D’Alema e Rossi sarebbe stato - secondo Dagospia - il banchiere romano Cesare Geronzi, dominus di Capitalia.

Altre fonti invece hanno sostenuto che a fare da ambasciatore sia stato Carlo De Benedetti, editore di Repubblica. Gossip che però non spostano di un millimetro il risultato ottenuto da Rossi: una plusvalenza d’oro per il Bbva e la pax bancaria tra la sinistra e i poteri forti.

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