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Quelle cellule di cani sciolti pronte a colpire ovunque

La galassia insurrezionalista. Iniziative individuali per rafforzare "l'identità" e onorare i compagni caduti o presi

Roma La Fai è una sigla di carta. Sotto l’ombrello di una utopica e contraddittoria unità, gli anarchici italiani sono, per definizione, cani sciolti. Circa centocinquanta persone, dicono le informative d’intelligence. Il marchio Fai, la Federazione anarchica informale, è spesso utilizzato come un timbro, le sigle sotto osservazione - cellule, come si autodefiniscono - sono in realtà almeno una decina. Le aree sensibili: Piemonte, Lazio e Toscana, e proprio in queste regioni sono scattate in queste ore le prime verifiche delle forze di polizia, perché la mano dei pacchi bomba degli ultimi giorni alle ambasciate di Roma sembra essere italiana.
L’unità, il coordinamento, non fanno parte della storia anarchica, ma da uno-due anni, ben prima degli attentati delle ultime ore, i cani sciolti ci stanno provando: lanciare un’offensiva che vorrebbero internazionale «dopo una lunga stasi operativa», coltivando legami all’estero sull’asse Grecia-Spagna. L’ultima relazione sullo stato della sicurezza pubblica nelle mani del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, dedica agli anarcoinsurrezionalisti una decina di pagine di analisi: quest’area di eversione frastagliata «ha fatto registrare, a partire dall’autunno del 2008 - si legge nel dossier dei nostri 007 - una rinnovata effervescenza».
È da un anno che le sigle anarchiche italiane sono sorvegliate con un’attenzione costante, e questo a prescindere dai legami internazionali, delle «simpatie» con gli anarchici greci, i più attivi: l’offensiva ellenica è partita nel novembre di quest’anno, con l’invio di pacchi bomba a Silvio Berlusconi, al presidente francese Sarkozy, alla cancelliera tedesca Merkel, all’Europol e alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. Ma in Italia le cellule anarchiche da tempo stanno provando a costruire «un’azione diretta sintonizzata, ancorché individuale». Quello di questi giorni è un attacco capillare, ma nel solo 2009 sono stati 24 i piccoli attentati: distributori di benzina, agenzie di lavoro interinale, banche, impianti di telefonia. La relazione al Copasir avverte che all’interno del frammentato mondo dell’anarcoinsurrezionalismo stanno avvenendo «concertazioni di massima», maturate, si legge, «soprattutto in occasione di incontri e iniziative militanti di respiro nazionale», che si propongono di creare «tentativi di coordinamento», con lo scopo di formare «una propria valenza identitaria e unificante». L’anomalia pericolosa consisterebbe proprio nello sforzo degli ecoterroristi anarchici di coordinarsi. L’area di Torino, dove l’anarchismo si lega alle lotte ambientaliste e ai boicottaggi della Tav, la linea di alta velocità, è una delle più vigilate. Altre città sotto osservazione sono Milano, Bologna, Brescia, Treviso, Trento, Padova e Verona.
«In linea generale - è scritto nella relazione dell’intelligence - si attesta un innalzamento del livello della minaccia rappresentata dall’anarchia insurrezionale, specie nell’ambito della lotta contro i diversi simboli del potere repressivo (strutture carcerarie, Cie, forze di polizia)», nella prospettiva di una «solidarietà internazionale contro quella che viene definita globalizzazione del dominio» e una «internazionalizzazione delle campagne insurrezionali», con l’espressa esortazione a «colpire gli interessi italiani all’estero». L’azione si esprime attraverso un «elencazione dei nemici», le aree dei possibili obbiettivi futuri: carceri, centri di pre-espulsione per immigrati» e poi «ambiente, anticlericalismo, mondo del lavoro». I servizi segreti hanno delineato «un doppio livello»: uno «clandestino», con azioni «a forte carica intimidatoria», l’altro «pubblico, che privilegia l’opzione movimentista della protesta di piazza», con «raid, atti di vandalismo e lanci di fumogeni nei cortei». Il riferimento ad anarchici arrestati o uccisi è un’ossessione delle cellule anarchiche, che crea anche quella solidarietà internazionale per provare a esportare le lotte. Nel caso degli ultimi pacchi bomba di Roma l’«eroe» citato nella rivendicazione è Lambros Fountas, anarchico ucciso ad Atene nel marzo di quest’anno in un conflitto a fuoco con la polizia. Un’altra sigla, che aveva rivendicato un anno fa messaggi intimidatori alla polizia torinese, fa riferimento a Josè Tarrio Gonzales, un anarchico spagnolo morto nel 2005. La scelta dell’ambasciata svizzera come obbiettivo non sembrerebbe casuale, perché la magistratura elvetica è stata una delle più attive contro gli anarchici.

Il legame con gli anarchici greci è comunque definito «solido» dai nostri 007, soprattutto dopo l’arresto in territorio ellenico, nell’ottobre dell’anno scorso, di Alfredo Bonanno, nome di spicco dell’anarchismo italiano.

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