Quelle facce da lombardi d’Argentina

C’era una volta un milanese per cui il Perù non aveva segreti. Si chiamava Antonio Raimondi (1824-1890), figlio di fornaio. Sesto di sette fratelli, infanzia all'ombra del Duomo, aveva letto Colombo, Cook, Humboldt, era montato sulle barricate delle Cinque Giornate e aveva combattuto accanto a Garibaldi. Deluso, si imbarcò nel 1850 per diventare uno dei «sette saggi» della storia peruviana: esploratore, naturalista, geografo, al suo nome è legata la prima cartografia del Paese andino, di cui descrisse le infinite ricchezze naturali. Insieme ad altri tre lombardi doc come Lorenzo Boturini Benaduci (1698-1755), Agostino Rocca (1895-1978) e Gio Ponti (1891-1979), è protagonista della mostra «Quattro personaggi lombardi che hanno fatto storia in America Latina», organizzata alla Loggia dei Mercanti dalla Camera di Commercio di Milano tramite Promos, la sua azienda speciale per l'internazionalizzazione, da Regione Lombardia e dal Comune di Milano. Attraverso documentari, immagini, fotografie, testi, lettere e testimonianze emergono la vita, le opere, le scoperte di queste quattro personalità, testimoni di un'emigrazione di professionisti e imprenditori lombardi che hanno avuto un ruolo di primo piano nella formazione dei ceti professionali locali dell'America Latina. Pioniere fu il sondriese Lorenzo Boturini, antiquario e storico che trovò nel Messico una sorta di «laboratorio vivente» delle idee di Vico, di cui era seguace. Nel secolo scorso brillò il genio imprenditoriale di Agostino Rocca, padre di Techint. Nel 1946 si trasferì in Argentina dove importò la tecnologia dei tubi senza saldatura per il settore petrolifero. Quando si spense, a Buenos Aires, nel 1978, lasciò al figlio Roberto un colosso di 15.000 dipendenti. E la crescita continuò e continua con i nipoti Agostino - oggi scomparso -, Gianfelice e Paolo (da luglio numero uno della World Steel Association), nati da Roberto e Andreina Bassetti, milanesissima, sorella di Piero, primo presidente della Regione Lombardia. E milanese fino al midollo fu il poliedrico Gio Ponti, che firmò nel Pirellone uno dei simboli immortali della sua (e nostra) città, e nel frattempo andò in Venezuela a progettare, sulle colline di Caracas, la lussuosissima villa Planchart, chiamata «la farfalla» per la sua leggera eleganza.
Quattro storie per un viaggio attraverso i secoli che, ha detto il vicepresidente Promos Claudio Rotti, «dimostra come l'affinità con il continente latino americano sia un'ottima base di partenza su cui costruire percorsi di cooperazione imprenditoriale». L'esposizione, aperta fino al 3 dicembre, si inserisce nel programma della IV Conferenza Nazionale Italia - America Latina e Caraibi, che si svolgerà a Milano proprio tra il 2 e il 3 dicembre.

Una vicenda, quella della Conferenza, che più milanese non si può, come spiega Gilberto Bonalumi, presidente Rial (Rete Italia America Latina), presente fin dagli esordi del progetto: «L'idea è nata proprio qui, a Milano, nel 2003, in seguito al supervertice della Bid, Banca Interamericana di sviluppo, a cui parteciparono oltre 5.000 delegati da 46 Paesi». Da allora l'appuntamento si tiene a cadenza biennale. Dopo due edizioni a Milano (2003 e 2005) e una a Roma (2007), l'evento torna sotto la Madonnina.

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