Ieri mattina in piazza Cordusio si sono ritrovati organizzatori e sostenitori del Consumers Day per segnalare gli effetti del carovita, i rincari dei generi di prima necessità che rischiano di rendere gelido, per tante famiglie, lautunno dei consumi.
Aumentano pane, pasta, caffè e, a ruota, i panini di chi mangia in piedi nello spazio ristretto della pausa pranzo, e tanti altri prodotti ancora. I consumatori e le loro organizzazioni minacciano lo sciopero degli spaghetti, per tre giorni ancora, e denunciano gli speculatori, i profittatori, chi altera la fisiologia della produzione e della distribuzione.
È legittimo che manifestazioni di questo genere puntino i riflettori sulle dinamiche dei prezzi, ma è possibile che un po di demagogia offuschi il giudizio di tanti milanesi, uomini e donne, che quotidianamente si sforzano di far quadrare i conti.
Gli aumenti che si denunciano non vengono né dalla luna né dalla sinistra concertazione fra speculatori decisi a imporre un esoso cartello dei prezzi. Vengono dallelevata pressione fiscale esercitata, con lultima finanziaria, su chi produce e commercia; vengono dagli aumenti tariffari innescati per forniture denergia; vengono dalla mancata liberalizzazione delle reti di servizi, perché le «lenzuolate», fin qui, sono servite a titillare i soliti tassisti. Soltanto Alice nel paese delle meraviglie contabili avrebbe potuto pensare che tanti balzelli non si sarebbero riflessi sui costi e sui prezzi. Un ristagno dei consumi non giova a nessuno, men che meno ai commercianti e ai produttori. La verità è che continuiamo a pagare per una politica economica vessatorio e insufficiente, inutile organizzare la caccia alle streghe.
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