«Con questo show non risolvono nulla»

«Quella scuola, così com’è, è inaccettabile». Abdel Hamid Shaari, il direttore dell’istituto culturale islamico di viale Jenner, boccia la protesta dei genitori dei bambini musulmani davanti all’istituto di via Quaranta, chiuso il 6 settembre scorso. «Stanno solo esasperando gli animi - spiega -. Con questo show non risolvono nulla». Poi le ragioni del giudizio negativo: «La scuola di via Quaranta è illegale in sé. Non certo perché noi siamo musulmani, ma perché non è stata riconosciuta dal ministero. Chi non rispetta la legge, in questo caso scolastica, si mette nell’illegalità e non si può pensare di porsi al di sopra delle leggi».
Poi Shaari, che oltre dieci anni fa aveva fondato la prima scuola islamica milanese legata alla moschea di viale Jenner, traccia le linee per il futuro dei 500 bimbi islamici che frequentano l’istituto diretto da Ali Sharif. «La strada giusta - dice - è quella dell’iscrizione dei bambini a una scuola statale quest’anno, oppure l’istruzione paterna, ma sempre secondo le leggi italiane. Nel frattempo si elabori un progetto di scuola paritaria che sia accettabile dal ministero e dal provveditorato. Solo a quel punto, avranno diritto di affittare o comprare un altro istituto».
Il direttore dell’istituto culturale islamico ragiona sulla questione anche in termini di integrazione dei ragazzi e delle loro famiglie.

«Bisogna essere orgogliosi della propria identità culturale ed è giusto volerla conservare - sottolinea Shaari -, ma questa può andare di pari passo con l’identità italiana, una non esclude certo l’altra. E il compito della scuola è formare innanzitutto cittadini italiani, che siano anche di religione islamica».

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