Ralf diserta il party: «Non mi mancherà»

nostro inviato a San Paolo

Sarà, ma da quando suo fratello ha deciso di lasciare le corse, Ralf Schumacher - Ralfino, Schumacherino, il piccolo di famiglia, insomma questo ragazzo cresciuto all’ombra di quel devastante consanguineo - pare rinato. E ieri, quando Michael ha tagliato l’ultimo traguardo pareva un altro uomo. Sarà una pura coincidenza, ma l’unico assente, seppur giustificato, al party organizzato ieri sera per Schumi, era proprio suo fratello. «Devo festeggiare i cinque anni del mio bimbo», aveva precisato.
Trentun anni, sei vittorie, un quarto posto nel mondiale come miglior risultato, Ralf da tempo ha rinunciato ai servigi dello stesso manager del fratello, Willi Weber, e da Monza in poi, giorno dell’annuncio di Michael, ha preso a salutare tutti, ha assunto ruoli direttivi dentro l’associazione piloti e, incredibile ma vero, non manda neppure più a quel paese chi gli chiede di Schumi. Dice: «Michael ha tagliato l’ultimo traguardo e devo confidarvi che non mi fa alcun effetto, però è anche vero che, forse, l’anno prossimo, qualcosa di strano proverò: per la prima volta in tutta la mia carriera, affronterò una gara senza lui in pista».
Non proprio addolorato, dunque. Ma, a sorpresa, aggiunge: «Se la sua decisione mi ha sorpreso? Non tanto, in fondo ha quasi 38 anni, voleva solo stare di più in famiglia, è una scelta che va capita e rispettata. Se penso a dieci anni di corse assieme, mi vengono in mente molti momenti belli, su tutti il podio in Canada del 2003... Se in passato, io e lui siamo arrivati vicini a correre nello stesso team? No, è stata una cosa che abbiamo sempre fortemente evitato».
Quindi il viso si fa scuro, a metà tra l’orgoglioso e il deluso.

Come se da una parte volesse vantare la fierezza di non aver mai ottenuto l’appoggio del fratello più famoso, un po’ come se glielo rimproverasse. Spiega: «No, Michael, in tutta la mia carriera, e parlo anche di quando non eravamo in F1, non mi ha mai aiutato: abbiamo seguito strade per certi versi diverse. Lui concentrato sulla sua carriera, io sulla mia».

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