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Reali, guerre e dive. Così Cecil Beaton immortalò l'effimero

Escono in italiano i diari del fotografo che ritrasse tutte le celebrità del '900, da Garbo a Churchill

Reali, guerre e dive. Così Cecil Beaton immortalò l'effimero

Viaggiava, scattava, scriveva, e poi chiacchierava, beveva champagne, si inchinava, scattava ancora, chiedeva di girare la testa, di spostare le luci, e poi annotava, e osservava, sempre al posto giusto nel momento in cui la Storia accadeva, proprio lì, fra i grandi che quella Storia la stavano costruendo, seguendo il flusso delle sue passioni e delle sue ossessioni: le persone, la realtà, il cambiamento, scrivere, scattare, disegnare. Cecil Beaton non è che abbia semplicemente frequentato il bel mondo: è stato lui stesso al centro del mondo, bellissimo e terribile insieme, con Churchill e De Gaulle in visita ai ragazzi sul fronte dei Vosgi nel novembre del '44, ma pure all'incoronazione della Regina Elisabetta nel 1953, dalle bombe naziste ai costumi per My Fair Lady, prima un ragazzino spiantato che girava per Londra con la cartellina dei suoi lavori e poi il "Re di Vogue", il numero uno, da Hollywood a Venezia, da Manhattan alla campagna inglese del Wiltshire, che adorava e dove morì, nel cottage che si era comprato a Broadchalke, nel 1980. Un mito, in questi giorni celebrato anche da una mostra alla National Portrait Gallery, Cecil Beaton's Fashionable World (fino all'11 gennaio 2026).

Era nato a Hampstead, il quartiere londinese degli artisti, nel 1904 e a scuola era bullizzato da Evelyn Waugh. Quando si incontrarono di nuovo, nel 1949, stabilirono una tregua armata: "Ciascuno a suo modo, eravamo entrambi degli snob, e nessuno snob vede di buon grado l'altro cresciuto insieme a lui" annota nei suoi diari. Diari preziosissimi perché lo mettono a nudo, proprio lui che da sempre faceva svelare gli altri... Per decenni, Cecil Beaton "scribacchia" centinaia di taccuini: "La mia ossessione derivava anche dagli stessi oscuri motivi che mi hanno spinto a scattare fotografie per tutta una vita. Già da bambino ero ossessionato da un'attrazione per ciò che è fugace". Ora, grazie alla traduzione e alla cura di Laura Grandi, per la prima volta in italiano possiamo leggere confessioni e aneddoti dai suoi "Diari 1922-1974", raccolti in Molto dipendeva dal futuro (Neri Pozza, pagg. 560, euro 42): si tratta di una selezione, pur ampia, poiché i volumi dei diari in inglese sono addirittura sei. Ciò che è fugace diventa assai presente e pienissimo, sotto le sue mani e i suoi occhi...

A 22 anni, una veggente gli predice: "Avrà molto a che fare con la famiglia reale". La frequentazione comincia con la regina Alessandra e poi con Maria, moglie di Giorgio V, per proseguire con Wallis Simpson: un giorno, nell'autunno del '36, le chiede se sia possibile ritrarre il re. "Wallis ha detto: Non deve inserire alcuno sfondo, lui lo detesterebbe. Al che si è aperta la porta e il maggiordomo ha annunciato: Sua Maestà". Per dire. È Beaton a immortalare lei e Edoardo prima delle nozze, per Vogue. E poi, nel '42, i reali lo chiamano a corte per fotografarli con "Mrs Roosevelt" e incontra Elisabetta bambina, che poi lo sceglierà per la sua incoronazione ("Sono molto contenta che le scatti lei... La corona scenderà fino a qui (agli occhi), poi il manto di corte mi infagotterà fin qui, e io arriverò fin qui (sporge lo stomaco). Ci sono strati su strati: sottana, mantelli e strascichi"). E poi c'è "il grand'uomo", Winston Churchill, che segue dalla sconfitta dei Dardanelli alla guida gloriosa della guerra contro i nazisti fino al tramonto; al primo incontro, però, sigaro in bocca, fra rantoli e grugniti Winston fa raggelare il sangue all'intimidito Beaton: "Mannaggia, giovanotto, che diavolo sta combinando con le sue birbonate? Basta con simili sciocchezze! Odio le fotografie scattate all'insaputa!".

C'è l'amore per Greta Garbo, che dura una vita. Lei è una "creatura esotica", e al primo incontro lo scambio di battute è il seguente: "Ma è giovanissimo! Come fa a restare così giovane?... È bellissimo. Lei è bellissima è stata la mia patetica risposta. No, non si ricambia mai un complimento". Ma lei lo perdona e gli rivela di avere mani da lavapiatti: "Interpreto le donne più sofisticate senza manicure". E un'altra divina, Audrey Hepburn: "Ha il meraviglioso desiderio di essere più autentica che può, non vuole ingannare come farebbe la maggior parte delle star". Gli cucina i carciofi alla romana. Negli anni Trenta a Parigi deve fotografare Jean Cocteau, ma lo scrittore è chiuso in casa ammalato: "Finalmente, qualcuno gli ha insufflato in bocca del fumo d'oppio, e come un cadavere galvanizzato si è alzato barcollando dal letto e si è esibito in uno spettacolo da virtuoso, pieno di idee, spirito e poesia". Scattano al freddo. Conosce anche Picasso, che ritrae di nuovo in Costa Azzurra nel '65: "Niente rimpianti per i morti o il passato. Dovevamo andare avanti anche se era follia. Faceva tanti di quei quadri! Anche otto in un giorno".

Poi Coco Chanel, già anziana, che "nel suo profondo tono monotono, burbero e catarroso, ha chiacchierato senza sosta", eppure lo ipnotizza: "Capivo benissimo perché tanti uomini e donne eccezionali l'avessero trovata sconvolgente". E gli amici, Lucien Freud, Francis Bacon (che dipinge di Cecil un ritratto violento, e poi lo distrugge) e soprattutto Truman Capote. Eccolo a Taormina nell'estate del 1950: "Piccolo e spettacolare, siede nel caffè della piazza, sotto il solito albero, con la borsa della spesa e il cane Kelly". Una volta decide di cucinare il pollo arrosto ma risulta intagliabile, perfino con una accetta. "Truman sa bene l'artista che è; potrebbe fare molti soldi se ne avesse bisogno; ma al momento, i soldi per lui non sono troppo importanti; rifiuta proposte redditizie e fa solo ciò che gli interessa. Non è al verde e vive in modo stravagante per gran parte dell'anno".

E infine i Rolling Stones, apparsi nella hall di un albergo a Marrakech nel marzo del'67. Mick Jagger gli dà qualche consiglio: "Hai mai provato l'Lsd? Oh, dovresti. Per te sarebbe davvero significativo: non dimenticheresti mai i colori". Beaton lo fotografa nel sole di mezzogiorno.

"Le labbra erano di una fantastica pienezza, il corpo quasi glabro, e comunque, a sorpresa, l'ho fatto apparire come un Tarzan dipinto da Piero di Cosimo. È sexy, eppure totalmente asessuato. Poteva essere un eunuco. Un modello dal talento naturale". Aveva ragione la veggente, Cecil Beaton era destinato a una vita regale.

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