Referendum, il Pontefice viene strumentalizzato Ma se lo fa il Tg3 l'Agcom non interviene

Il Tg3 apre il servizio sul Santo Padre con queste parole: "Se il Papa votasse, ora sappiamo dove metterebbe la croce, almeno per il referendum sul nucleare". Una strumentalizzazione di tale portata non c'è mai stata nella storia della televisione italiana. Il garante ha accertato la violazione delle norme ma ha deciso di non intervenire

Referendum, il Pontefice viene strumentalizzato 
Ma se lo fa il Tg3 l'Agcom non interviene

Roma - Neppure un richiamino verbale, un buffetto, un cartellino giallo, una richiesta di maggiore equilibrio, una veloce verifica sul mancato rispetto del pluralismo nella comunicazione sui referendum. O magari anche un sorriso, un plauso ironico per la vetta di faziosità creativa sfoderata giovedì dal Tg3 delle 14. Perché aprire il servizio sul Santo Padre - che interveniva sulla necessità di coniugare scelte energetiche e rispetto della natura - con queste parole: «Se il Papa votasse, ora sappiamo dove metterebbe la croce, almeno per il referendum sul nucleare», è sicuramente qualcosa di mai visto anche nella ex Telekabul, è record, assoluto capolavoro di genere che fa impallidire le migliori prestazioni di Emilio Fede, Michele Santoro, Gad Lerner e di tutti coloro che in tv fanno dell’esposizione del loro pensiero politico un tratto distintivo.

Eppure niente, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di fronte al Papa trasformato dal Tg3 in un referendario doc alla stregua di un Di Pietro o un Vendola qualsiasi, decide di non procedere e fare orecchie da mercante, nonostante un duro scontro sul da farsi andato in scena tra le segrete mura di Via Isonzo. È il commissario Antonio Martusciello a sollevare la questione facendo notare che ci si trova di fronte a una evidente violazione della legge sulla par condicio e dell’Atto parlamentare di indirizzo della commissione di Vigilanza. L’esposto viene inviato alla direzione competente che apre una istruttoria urgente e rileva una violazione della norma. A quel punto ci sono due possibilità aperte per i commissari: irrogare sanzioni o, soluzione più morbida, imporre al Tg3 un messaggio di rettifica. Ma la commissione Servizi e prodotti decide, a sorpresa, di glissare e di non procedere in alcun modo. Una deliberazione che arriva dopo una discussione accesa e un voto a maggioranza - tre contro due - con i commissari vicini all’opposizione tutti schierati dalla parte del Tg3.

«Attribuire in modo arbitrario un orientamento di voto al Santo Padre - spiegava prima del voto Martusciello - oltre ad essere una scelta eticamente discutibile, costituisce un elemento di forte influenza sugli elettori, in vista del prossimo referendum sul nucleare. Tale episodio rappresenta una grave violazione delle regole che disciplinano l’informazione dei telegiornali in periodo di campagna elettorale referendaria».

Non mancano, ovviamente, le reazioni politiche. Roberto Formigoni, ad esempio, rileva come il Santo Padre non abbia certo voluto esprimere un’opinione sul referendum contro il nucleare, anzi le sue parole «hanno poco a che fare col referendum» perché, ironizza, «altrimenti avremmo sentito le urla del centrosinistra contro l’ingerenza del Papa nella sfera politica». Più duro il vicepresidente della Vigilanza Rai, Giorgio Lainati. «Mentre qualsiasi scusa è buona per bastonare il Tg1, il Tg3 appare come il luogo d’informazione dove infrangere le regole è possibile. Il giornalista ha potuto scrivere se il Papa votasse, ora sappiamo dove metterebbe la croce. A parte il cattivo gusto dell’espressione - prosegue Lainati - e l’utilizzo della parola croce, si tratta di un episodio di grave violazione delle regole. A tre giorni dal voto - continua Lainati - attribuire a un capo di Stato, che rappresenta anche una grande autorità morale, una volontà di voto è un vero e proprio sfregio. Immagino polemiche, insulti, richieste di dimissioni se caso analogo fosse capitato al Tg1. Registro invece la consegna del silenzio e la supina accettazione di quanto accaduto».

E dire che il Tg3 non è nuovo a incidenti, azzardi o gaffe nei confronti del Papa. Due anni fa l’allora vaticanista (subito trasferito ad altro incarico) disse, in chiusura di un servizio: «In vacanza con il Pontefice ci saranno due gatti.

Gli strapperanno un sorriso, almeno quanto i proverbiali quattro gatti (forse un po’ di più) che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole». Altri tempi. Tempi in cui il Papa non era ancora stato arruolato (a sua insaputa) nel comitato promotore del referendum e i giornalisti del Tg3 non si erano ancora travestiti da guardie svizzere.

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