Ferruccio Repetti
Sembrava il solito giro di routine, quella notte, per i carabinieri di Mignanego, nel sano entroterra genovese: unocchiata alle auto in seconda fila, una sbirciatina alle luci ancora accese - è quasi mezzanotte, e da queste parti, di solito, si dorme già della grossa -, un sopralluogo ai bar per verificare le licenze, e ai negozi per vedere se le saracinesche sono regolarmente abbassate, e non cè nessuno che fa shopping fuori orario e fuori legge... Tutto tranquillo. «Ma allora chi è che smania là, in fondo al viale, dove cè un pubblico ritrovo? Ma cosè quel casino?». Appunto. Basta poco, perché i carabinieri, pur rotti a mille tempeste, strabuzzino gli occhi e avvertano un crampo allo stomaco. Ma quale Tinto Brass, è qui la Mecca del porno! Solo che non si tratta di un set cinematografico, anche se quelli ci danno dentro come attori consumati. Qualcuno, anzi, è proprio consumato: dagli anni. Fra i satanassi che si agitano incuranti dei militari in divisa, prevalgono gli -anta che non vogliono sfigurare davanti ai giovani e ai giovanissimi. La scena è senza dubbio a effetto, come rivelerà il verbale dettagliato, e qua e là secretato: decine di corpi ignudi, «appartenenti a diverse categorie professionali», avvinghiati in posizioni acrobatiche, con apparente scopo di consumare, «allatto del controllo», rapporti sessuali promiscui. Il tutto, alla presenza di avventori occasionali che, fra una spuma e un caffettino, assistono compiaciuti, ma sostanzialmente inattivi allesibizione. Che subisce comunque un brusco stop quando i carabinieri si qualificano.
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