Retroscena: nella pancia del Cox si nascondevano i veri violenti

Sabato fermati cinque anarco-insurrezionalisti clienti del ritrovo: volevano espropriare un negozio. Bloccato anche il figlio di terroristi rossi e la fidanzata: negli zaini spranghe e chiavi inglesi

Quando sabato pomeriggio hanno cercato di entrare alla Bershka sono praticamente cascati in braccio a un gruppo di carabinieri del nucleo informativo che li aspettavano al varco. Così l’esproprio proletario è finito con cinque denunce per altrettanti anarco-insurrezionalisti. E scorrendo i loro nomi si comincia a capire qualcosa di più sullo sgombero di «Cox 18» e cosa si sta muovendo nella «pancia del movimento». Tutti infatti frequentavano il centro sociale di via Conchetta 18. Autori di occupazioni e violenze, alcuni avrebbero anche incendiato auto della polizia, goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e costretto le forze dell’ordine a intervenire.
Ma andiamo con ordine. All’alba di giovedì 22 trecento tra poliziotti, carabinieri e finanzieri in tenuta antisommossa occupano tutte le strade di accesso ai Navigli e sgomberano il centro sociale «Cox 18» o semplicemente «Conchetta», uno stabile del Comune occupato a fine anni Ottanta. L’edificio ospita concerti, convegni, dibattiti ma soprattutto la libreria Calusca e l’archivio di Primo Moroni che dall’inizio degli anni Settanta fino alla sua morte nel 1998 raccolse migliaia di riviste, volantini e pubblicazioni varie prodotti dal «movimento».
La prima reazione è subito accessa. Nel giro di un paio d’ore decine di autonomi si affollano sui Navigli, si accendono tafferugli con la polizia. Nel pomeriggio 300 manifestanti attraversano le strade della città paralizzando il traffico e mandando ogni sorta di insulto e minaccia a Riccardo De Corato, ritenuto ispiratore dello sgombero. Il vicesindaco però respinge ogni responsabilità, o merito, spiegando che è stata un’iniziativa di questura e prefettura.
Sabato pomeriggio nuova manifestazione, questa volta saranno in 5mila ad attraversare la città, ma prima della partenza del corteo, viene bloccato insieme alla fidanzata Valerio Ferrandi, 24 anni, figlio di due terroristi rossi: Mario e Mara Aldrovandi. Nei loro zainetti spranghe, chiavi inglesi, mattoni, mazze e quei martelletti con la punta aguzza che servono a mandare in frantumi i vetri dei mezzi pubblici «in caso di emergenza».
Frequentatore del Cox, ha già collezionato denunce per occupazioni abusive e violenze varie. Viene portato in questura, identificato, denunciato e quindi rilasciato giusto quando i manifestanti arrivano in via Torino. Dove, guarda caso, si scatenano le violenze: cassonetti rovesciati e bruciati, banche imbrattate, auto prese a calci, espropri proletari in negozi di abbigliamento. I capi storici del Conchetta cercano di fermarli, volano anche sberle e spintoni, ma ormai sono fuori controllo.
Ed è durante l’assalto al negozio di abbigliamento «Bershka» che altri cinque «black bloc» vengono individuati dai carabinieri del nucleo informativo, la squadra politica del comando provinciale. Si tratta di Alessia C., 32 anni, e quattro studenti universitari, Matteo Z., 25 anni, Francesco M. e Giovanni C., 23, Davide L., 22. Anarco-insurrezionalisti, milanesi, «clienti» abituali del Conchetta, sono stati denunciati per «devastazione e saccheggio» e presto saranno raggiunti da un’altra mezza dozzina di giovani in via di identificazione, sempre da parte del nucleo informativo.

In mezzo a loro dovrebbero trovarsi anche i responsabili dell’incendio di un’auto della polizia e quattro dei ghisa alla stazione Bovisa e in via Tibaldi il 23 dicembre. Episodio che ha fatto capire come il «Cox 18» non fosse più in grado di controllarli e lo sgombero fosse l’unica strada per far cessare le violenze in città.

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