
Domani, in Conservatorio, con Jordi Savall alla testa de Le Concert des Nations, prende il via la stagione n. 161 della Società del Quartetto, la più antica istituzione di musica da camera d'Italia, un patrimonio milanese. I grandi della Terra - musicale - sono passati da qui, da Saint-Saens a Stravinskij e Richard Strauss in persona, a Toscanini, Casella e Cortot.
Da quando Ilaria Borletti Buitoni ha accettato la guida della storica istituzione ("una fatica terribile") ha scelto di smettere di piangersi addosso per i numeri della classica che ovunque si assottigliano. Da Milanese verace, si è messa all'opera per oliare una macchina culturale considerata la Scala della cameristica.
La presidente parte da un bilancio sincero e pungente. Dopo il Covid, gli abbonamenti erano in calo "come per tutti", ma da quest'anno si registra un +10% sul totale degli abbonamenti, +40% su quelli parziali. "Abbiamo smesso di essere una società chiusa di soci che aspettano che qualcuno muoia per un posto libero, come ricordava mia madre. Ora siamo una fondazione che lavora per la città". La trasformazione in fondazione, spiega Borletti Buitoni, "è un cambio di mentalità". Contro la tentazione di "spettacolarizzare" la musica colta per inseguire modelli più redditizi, la presidente rivendica una linea chiara: "Non dobbiamo fare cornici o effetti speciali per vendere Beethoven: se porti Beethoven, porti Beethoven, punto". Non solo, "il jazz, pop, rock hanno autosufficienze economiche che la classica non ha. Stando a Perugia, vedo le cifre che girano per Umbria Jazz, numeri che noi non avremo mai, ma non per questo dobbiamo abdicare alla qualità. Dobbiamo renderci conto che da sola la classica non ce la fa, è una delle grandi espressioni culturali dell'Occidente che va tenuta in vita, e non dico niente di orrendo usando la parola Occidente". La mente va al famigerato algoritmo, introdotto dal Ministero per analizzare le attività degli enti che fanno spettacolo dal vivo orientando la distribuzione dei fondi. "Quando sono nati quei maledetti algoritmi ministeriali scrissi: Con questo avete distrutto la musica. Il Quartetto riceve 170 mila euro di contributo pubblico, contro cifre tre o quattro volte superiori per altre istituzioni".
La visione del Quartetto premia la qualità rispetto alla quantità richiesta dal diabolico algoritmo: "Milano è una città dove ogni sera ci sono 80 eventi culturali. Non ha senso imporre un numero forsennato di concerti: meglio pochi, di qualità, che abbiano un senso".
Borletti Buitoni insiste sul ruolo educativo della musica classica: "Nelle scuole non si insegna più, i ragazzi non sanno chi è Mozart". E aggiunge che "abbiamo sbagliato a chiamare la classica musica colta. L'abbiamo ferita dando l'immagine che sia elitaria. Se esiste Dante, deve esistere anche Mozart". Il Quartetto, nel frattempo, continua a rinnovarsi.
La stagione, curata dal direttore artistico Paolo Arcà, ha nuovi progetti, un dialogo aperto con i giovani e una consapevolezza più laica che nostalgica: "Difendo la musica classica ovunque trovo un orecchio che ascolta. Non per ideologia ma per amore della qualità".