Cronaca locale

«Rifugiati, abbiamo le mani legate»

«Nel mio palazzo ci sono solo stranieri, non è rimasto nemmeno un italiano. Ormai ho come vicini di casa solo rifugiati politici» si lamenta una signora al Corvetto, parlando con Letizia Moratti. Il sindaco conosce bene il problema, ancora brucia il «no» del ministro dell’Interno Roberto Maroni alla sua richiesta un anno fa di fissare delle quote regionali per i rifugiati. «Signora, lo so bene, pensi che a Milano - spiega - vivono la metà dei rifugiati politici che hanno trovato asilo in Italia. Noi avevamno chiesto una diversa distribuzione di queste persone anche in altre città, ma ci è stato risposto che non si può fare niente». La lady di ferro, suo malgrado, ha le mani legate. C
i aveva provato ad alzare la voce - era aprile quando 300 rifugiati politici, alcuni arrivati da Torino e Roma, occuparono i binari e le vie della città per protesta, con conseguenti scontri con la polizia - e a chiedere al ministro Maroni se fosse possibile, con una direttiva ministeriale o un decreto, pianificare le città ospiti per evitare sovraffollamento solo in alcune, in particolare Milano. Il 25 aprile Letizia Moratti aveva chiesto al governo di intervenire per alleggerire il Comune dalla difficoltà di trovare una sistemazione a tutti, ma la richiesta era stata rispedita al mittente. «È compito di tutte le istituzioni far sì che chi sfugge alla guerra - le parole di Maroni - abbia la possibilità di stare nel nostro territorio. È compito degli enti locali garantire loro la sistemazione».
Il sindaco non si era lasciata scoraggiare, a fronte della presenza di rifugiati arrivati da altre città, e presa carta e penna ribadiva la necessità che ogni regione facesse la propria parte, chiedendo che venissero fissate quote per i rifugiati: «Milano ospita più di 400 persone - scriveva il 30 aprile 2009 - in più ci spono circa 250 persone in lista d’attesa». Ma la risposta del governo era stata ancora una volta picche.


«Su certi temi Milano ha le mani legate, mi hanno risposto che non si può fare nulla» ripete laconica alla signora del Corvetto.

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