A rischio il piano che combatte la fuga dei ragazzi da prof e libri

Aiuti per chi vuole entrare prima nel mondo del lavoro e pari dignità per l’offerta pubblica e privata. Rossoni: «Visione al passo coi tempi»

«È un danno ai ragazzi, non solo alla Lombardia». L’assessore lombardo all’Istruzione, Gianni Rossoni, non si capacita dell’atteggiamento del governo e del ricorso contro la legge sulla scuola approvata a fine luglio in Regione Lombardia. Legge che lui stesso ha seguito passo passo, fin dalle prime battute, e che reputa «moderna e adatta ai tempi».
«Se ci si oppone a questa visione - spiega Rossoni - si vuole dare sempre meno scelta agli studenti, non si riconosce il ruolo della Regione e ci si aggrappa a una vecchia visione del mondo del lavoro, come se le cose non fossero cambiate e le esigenze non fossero del tutto diverse». La legge lombarda sulla scuola prevede la possibilità per i ragazzi che si iscrivono agli istituti professionali di interrompere gli studi al terzo anno con un diploma in mano o di proseguire e frequentare anche l’università. «È un modo per abbattere i livelli, ora altissimi, di abbandono scolastico e per combattere la dispersione. Se un giovane vuole interrompere gli studi per lavorare, almeno con la nostra riforma si ritrova con un titolo di studio in mano. Con la scuola di ora invece lascia un percorso non concluso e le sue conoscenze non sono sufficienti per il mondo del lavoro di oggi. Non vogliamo che i ragazzi si sentano sballottati».
La riforma lombarda prevede anche nuovi metodi di arruolamento degli insegnanti: possono essere scelti direttamente dal singolo istituto e, nell’arco della loro carriera, possono ricevere vari incentivi economici in base al livello di qualità del loro lavoro. Un po’ come accade oggi nelle aziende private con i premi ai dipendenti in base al raggiungimento degli obiettivi. «Il reclutamento del corpo docenti - critica Rossoni - non tiene conto della professionalità degli insegnanti. Ora è un vero calvario avere una cattedra. Per lo meno i concorsi andrebbero fatti ogni due anni. Altrimenti la motivazione di chi insegna viene meno e non ci sono stimoli a migliorare».
In base al provvedimento, le scuole private e pubbliche vengono messe sullo stesso piano e ricevono le risorse in base al numero di iscritti che hanno. Così come sullo stesso piano si trovano licei ed istituti professionali, non più considerati «di serie B».
La legge è stata approvata dal Consiglio regionale poco più di due mesi fa con l’astensione di Ds e Margherita. Un’astensione che l’assessore all’Istruzione reputa «benevola». «Il comportamento dei due gruppi dell’opposizione - spiega - conferma che abbiamo scritto non certo una legge ideologica, ma una legge pragmatica. Che dà realmente delle risposte alle famiglie e alle esigenze del mondo del lavoro di oggi. Non capisco perché il governo non si renda conto dei nuovi bisogni della società».
La preoccupazione di Rossoni è il tempo.

«Se la Corte costituzionale non si pronuncerà entro breve - incalza - non potremo nemmeno accettare le pre-iscrizioni, previste per gennaio, al prossimo anno scolastico e molte famiglie si troverebbero con un’opportunità in meno per i loro ragazzi. Non c’è dubbio, da parte del governo romano stiamo subendo un’invasione di campo bella e buona. Sono argomenti di competenza regionale».

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