Il rispetto del malato non si declina con eutanasia

Marco Pannella è pronto a staccare l’interruttore della vita a Piergiorgio Welby, solo se lui glielo chiedesse in modo esplicito. Sarebbe un gesto di disubbidienza civile. Un gesto che aprirebbe un percorso vietato in Italia. Si tenga conto che l’eutanasia clandestina è già praticata. Fuori dell’illegalità, chi non può scegliere, perché incapace di muovere gli arti, il ricorso all’eutanasia, è costretto a chiederlo ad altri. Chi è disponibile ad assecondare la richiesta commette un reato. Insomma, siamo intransigenti come al solito. Il problema è che ognuno di noi vuole imporre (e siamo in democrazia!) la propria convinzione a tutti. Ma è giusto che la mia idea venga subita da chi la pensa in modo diverso dal mio? Io non riuscirei mai a sparare nelle vene nemmeno mezza goccia di liquido letale. Anzi, la cosa mi terrorizza. Tuttavia, io non sono nessuno per infondere certezze agli altri su come gestire la vita e la morte. Se in Italia esistessero dei centri dove l’eutanasia fosse messa in pratica, non avrei argomenti propri della natura umana o buone ragioni civili, morali, religiose ed altro per oppormi.

Chi è favorevole troverebbe in quei centri il rispetto della volontà di por fine a un’esistenza evidentemente per lui priva di dignità, chi è invece contrario non avrebbe nessuna ragione per mettere piede in quei centri. Questo si chiama rispetto. Dimenticavo che siamo in Italia e qui da noi per ottenere leggi civili occorre fare gli eroi. Vuoi vedere che Pannella finirà sui libri di storia per aver fatto l’eroe?

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