da Roma
Prima di iniziare la discussione in aula, le idee non sembrano chiare nella nuova maggioranza sul ruolo che lItalia dovrà esercitare, o non esercitare più, a Kabul. La morte dei due alpini in Afghanistan ha aperto prematuramente il dibattito nel centrosinistra sullopportunità di restare, così come si farà per lIrak. Ds e Margherita sostengono che è giusto rimanere, mentre la sinistra radicale esce allo scoperto con un «no» sonante: lItalia deve lasciare anche il territorio afghano, la missione si deve concludere a breve. In realtà cè anche una spaccatura interna ai Ds, perché il Correntone è allineato sul ritiro, così come Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi. Lo dimostrano le dichiarazioni del senatore Cesare Salvi, della sinistra della Quercia: «Resto convinto - dice - che sia stato un errore partecipare allintervento della Nato in Afghanistan e che le nostre truppe andrebbero ritirate da quel Paese come dallIrak. La componente moderata dellUnione ha una posizione diversa». Nessuna intenzione di spaccare la maggioranza prima ancora dellinsediamento del governo, ma lavvertimento cè: «Se ne discuta, però un punto comune va trovato - sostiene Salvi -. Si discuta almeno della realtà vera, non quella immaginaria di una missione umanitaria che sta esportando democrazia. Cessi lipocrisia di chiamare pace la guerra».
Andarsene da Irak e Afghanistan in tempi «da Zapatero», ossia entro lestate: è questa la posizione delleurodeputato dei Comunisti Italiani Marco Rizzo. I ritiri da entrambi i territori «devono avvenire in tempi spagnoli - avverte - Loro hanno lasciato lIrak in 32 giorni. Noi abbiamo contingenti un po più grandi: basta un mese e mezzo. Ci sarà una discussione, ma entro lestate i soldati se ne devono andare via da Irak e Afghanistan». Il coordinatore dei Verdi Paolo Cento chiede invece limmediata formazione «di un forum permanente dei parlamentari pacifisti con lobiettivo di coordinare le iniziative da sottoporre allattenzione di tutta lUnione per un ripensamento delle missioni militari e il ritiro dei nostri soldati dallIrak e dallAfghanistan».
Fausto Bertinotti per ora non si è sbilanciato, anche per il nuovo ruolo istituzionale che riveste, ma lo fa il suo partito: esprimendo il suo «sincero cordoglio alle famiglie delle vittime degli alpini», il senatore del Prc Fosco Giannini aggiunge che a questo punto «è ineludibile la richiesta di ritirare le truppe, oltre che dallIrak anche dallAfghanistan. Sarebbe bene - avverte - che Minniti rivedesse la propria posizione al riguardo, nellinteresse della futura politica estera del governo di centrosinistra».
Il responsabile Difesa dei Ds sostiene, infatti, che bisogna distinguere chiaramente tra Irak e Afghanistan: «Piano di ritiro dallIrak e conferma della presenza italiana in Afghanistan sono due facce della stessa medaglia». Minniti precisa che anche come Bertinotti «abbia distinto tra Irak e Afghanistan», anche perché a Kabul «ci sono contingenti che non sono presenti in Irak, come Francia e Germania. Ci sono gli spagnoli».
Anche il responsabile Esteri della Margherita, Lapo Pistelli sostiene che «le due missioni vanno fortemente disgiunte perché diverse sono le situazioni. Non si lascia lAfghanistan per un attentato, seppur dolorosissimo». Ma le posizioni allinterno dellUnione sono ricche di sfumature, se non di autentiche contraddizioni.
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