La rivoluzione dei rappresentanti

Il disastro degli scrutini rilancia ancor più l’emergenza dei rappresentanti di lista in vista del ballottaggio per la Provincia. Un problema soprattutto interno al centrodestra, che ha scoperto una marea di voti spariti, solo rileggendo i verbali di ogni singola sezione. E ieri mattina un vertice presso la sede regionale di Forza Italia con l’onorevole Claudio Scajola aveva all’ordine del giorno anche questo punto. Scottante. E che ha portato a una soluzione condivisa: tra dieci giorni non ci dovranno più essere seggi «scoperti».
Per centrare l’obiettivo serve certamente più coordinamento, visto che al primo turno ci sono state sezioni dove erano presenti anche tre rappresentanti della Casa delle Libertà e molte altre dove non c’era nessuno. «Ci sarà una grande mobilitazione - assicura il portavoce azzurro Angelo Vaccarezza -. Cresce l’entusiasmo, la gente si rende conto che questa è una grande opportunità. Avremo una distribuzione capillare dei nostri rappresentanti di lista. E sarà importante, visto che gli scrutatori sono indicati dai partiti».
Nella speranza che non si ripeta anche uno dei problemi più gravi avvenuti al primo turno, e cioè che quanti avevano dato la loro disponibilità, poi non si sono presentati al seggio. Un altro elemento da tenere in considerazione è quello della preparazione di molti rappresentanti, che rischiano di finire «schiacciati» dai colleghi della parte avversa. Ai partiti del centrodestra sono anche arrivati suggerimenti da parte di singoli cittadini che vorrebbero impedire il ripetersi di errore grossolani e sempre a scapito della stessa parte. Purtroppo il problema dei rappresentanti di lista della Cdl è un male endemico dal quale, nonostante tutti i nostri sforzi, non siamo riusciti completamente a guarire, anche se siamo migliorati di molto da quando siamo partiti», ha risposto Giuseppe Di Pasquale dal coordinamento cittadino di Forza Italia Genova. Un’altra ammissione arriva quando si fa il paragone con il caso della sinistra. «Un paragone che non regge - insiste Di Pasquale - in quanto loro sono militanti, i nostri sono solo dei lodevoli volenterosi.

Certo i numeri circa l’insufficienza della nostra presenza nei seggi dovrebbe far riflettere, oltre che i partiti, anche il nostro elettorato, piuttostio freddo quando c’è da rimboccarsi le maniche».
Un’autocritica che coinvolge partiti ed elettori. Un’autocritica rivolta al miglioramento della situazione che deve già partire dall’imminente appuntamento con il ballottaggio.

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