Washington Svolta storica al Pentagono: per la prima volta nella storia americana, candidati-soldati dichiaratamente gay potranno presentare domanda di arruolamento senza nascondere la loro omosessualità. Va dunque in pensione la normativa indicata con la icastica definizione «Don’t ask don’t tell» (non chiedere, non dire) che era rimasta in vigore negli ultimi 17 anni. I tempi del cambiamento sono molto rapidi. I comandi del ministero della Difesa responsabili del reclutamento hanno infatti distribuito al personale addetto all’arruolamento un manuale con nuove istruzioni per quanto riguarda le domande di ammissione nelle forze armate. Il personale - si precisa nel manuale, che è stato distribuito fin da venerdì scorso è tenuto ad accettare anche le domande presentate da candidati-soldati che si dichiarano apertamente omosessuali. I funzionari pertanto possono d’ora in poi accogliere le loro richieste di arruolamento per trattarle come tutte le altre. Nello stesso tempo, però, il manuale avverte che la procedura potrebbe essere rivista, perchè sull’intera materia è in corso un contenzioso giuridico che potrebbe tradursi, in definitiva, in un contrordine. La precisazione si riferisce (senza esplicitarlo nel manuale) al contenzioso in corso tra l’amministrazione Obama e il giudice della California Virginia Phillips. La Phillips il 12 ottobre scorso pronunciandosi nell’ambito di una causa avviata da un gruppo a tutela dei diritti degli omosessuali - aveva dichiarato incostituzionale la «Don’t ask don’t tell». L’amministrazione Obama due giorni dopo aveva chiesto la sospensione della decisione: pur essendo favorevole al riconoscimento pieno dei gay nelle forze armate, il governo americano ha intenzione che sia il Congresso a esprimersi al riguardo, con una nuova legge, e che non si arrivi allo stesso risultato per via giudiziaria. La giudice Phillips non ha però minimamente tenuto conto della richiesta e con una motivazione scritta martedì ha ribadito le ragioni per cui è da considerarsi incostituzionale la «Don’t ask don’t tell»: il divieto nei confronti dei gay di prestare servizio militare rappresenta un elemento di discriminazione che va contro la Costituzione degli Stati Uniti.
Di fronte a questa decisione, l’amministrazione Obama è tornata ieri a ribadire la sua posizione: il Dipartimento di Giustizia ha chiesto con urgenza alla Corte d’Appello di sospendere il provvedimento, in attesa appunto che sia il Congresso a pronunciarsi sulla materia. Un tira-e-molla che, nei fatti, non cambia la sostanza della svolta in primo luogo culturale del Pentagono: gli omosessuali in divisa non sono più un tabù. Ora lo dice anche il manuale di arruolamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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