Aleksandr Rodcenko (1891-1956) è stato uno dei principali generatori della straordinaria stagione creativa e intellettuale nota come Avanguardia russa, rispecchiandone perfettamente lo spirito e l'aura mitica. Ed è proprio al celebre artista e fotografo che il Palazzo delle Esposizioni di Roma dedica da oggi quella che è considerata come la più ampia e completa personale mai organizzata fuori dai confini russi. La mostra, insieme con quella sul Realismo socialista anch'essa aperta da oggi e fino all'8 gennaio degli spazi di via Nazionale, completa il programma espositivo nell'ambito dello scambio culturali Italia-Russia 2011.
Pittura, design, teatro, cinema, grafica e fotografia, sono gli ambiti in cui il talento di Rodcenko si è cimentato, aprendo nuovi percorsi creativi per lo sviluppo successivo di ciascuno di essi. Ma fu particolarmente nel campo della fotografia che introdusse i principi del Costruttivismo, la più rivoluzionaria tra le avanguardie, sviluppando metodiche e strumenti per la sua applicazione.
Grazie alla tenace salvaguardia degli archivi famigliari da parte della figlia Varvara, l'immenso patrimonio d'immagini di Rodcenko è confluito nel primo museo russo dedicato alla fotografia, la House of Photography of Moscow, istituzione che insieme ai famigliari e ai maggiori specialisti di questo settore ha promosso una lunga e meticolosa campagna di studi di cui questa mostra è il risultato.
Curata da Olga Sviblova, direttore della stessa House of Photography, la mostra presenta trecento opere tra fotografie originali, fotomontaggi e stampe vintage. Con Rodcenko la fotografia smette di essere uno strumento per registrare la realtà, e diventa un mezzo per la rappresentazione dinamica di costruzioni intellettuali. Il percorso esplora tutta la creatività memorabile di questo artista-fotografo, a partire dal 1924 quando si concentrò sulla sperimentazione fotografica, portando un contributo affatto prezioso allo sviluppo dell'Avanguardia russa. Gli anni Venti furono, insomma, anni emblematici. Rodcenko diventa amico di Majakovski e sente il desiderio di vedere e rappresentare il mondo in modo nuovo. «Rodcenko comincia a fare i suoi fotomontaggi con la fotocamera - spiega la Sviblova -. Era autodidatta nella fotograia, ma molto attento ai colleghi e al cinema. In pochi anni crea una nuova estetica visiva, diventando la figura chiave del costruttivismo russo». Poi si passa agli esperimenti per introdurre il colore nella fotografia, utilizzando l'arcaica tecnica del gouache in modo affatto geniale e nuovo». Negli anni Trenta, esasperato dalle critiche e dalle persecuzioni del regime sovietico, Rodcenko aderì in modo sempre più personale ai principi estetici del Realismo Socialista, senza mai rinunciare alla sua cifra originale. Negli ultimi anni della sua vita, tradito da amici e seguaci, Rodcenko fu espulso dall'Unione degli Artisti (potente corporazione sovietica che garantiva il rapporto con la committenza) e privato del diritto di lavorare; gli venne altresì interdetta la partecipazione a mostre collettive, cosa che lo condusse ben presto all'indigenza, alla malattia e alla morte, avvenuta a Mosca nel 1956.
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