Gli è stato negato il permesso di irrompere in 150 per un corteo da via Barzaghi fino in piazza Scala, davanti a palazzo Marino, dove volevano protestare in massa contro i controlli - che definiscono pressanti - a cui vengono sottoposti per rispettare il Patto di legalità. Così ieri sera i nomadi di via Triboniano, spalleggiati dal comitato antirazzista che già la scorsa settimana li aveva appoggiati durante l’allontanamento di alcuni abusivi, dopo aver rifiutato l’opzione offertagli dalla questura - recarsi al massimo in una decina in Comune per un presidio - sono scesi pesantemente sul piede di guerra. E, usciti dal campo, hanno lasciato esplodere la loro rabbia repressa. Prima ammassando cassonetti, masserizie, un furgoncino e un’auto davanti al loro insediamento. Quindi appiccando fuoco a tutto quel materiale radunato e gridando con le mani alzate al cielo, come in un vecchio rito tribale. A quel punto non ne hanno avuto abbastanza e si sono esibiti in una sassaiola fittissima contro i poliziotti e i carabinieri in assetto antisommossa. Gli uomini delle forze dell’ordine che, pur organizzando un’azione di contenimento non credevano di doverla sostenere per oltre un’ora e mezza, hanno fatto del loro meglio, salvando il salvabile. Alla fine il bilancio in negativo era quasi irrisorio dinnanzi al risultato: i nomadi sono rientrati nel campo e, seppure ancora bellicosi, non hanno più tentato di raggiungere palazzo Marino, di ribellarsi. Tra poliziotti e carabinieri, che hanno assistito impotenti al danneggiamento di tre dei loro mezzi, i contusi erano 25 in tutto, pochi quelli che si sono fatti refertare in ospedale. Mentre i militari hanno arrestato anche un manifestante del comitato antirazzista per resistenza a pubblico ufficiale.
A parte le lamentele dei nomadi, che subito dopo gli scontri hanno dichiarato di aver avuto all’interno del campo tre feriti tra cui due bimbi (mai segnalati dagli ospedali quindi probabile frutto della loro fantasia), le forze dell’ordine hanno tirato un sospiro di sollievo dinnanzi ai resti di quella che ha rischiato di trasformarsi in una vera e propria Caporetto. Forse a causa di un episodio sottovalutato (l’annuncio ufficioso del corteo che i nomadi volevano fare fino a Palazzo Marino, una manifestazione peraltro mai autorizzata), forse proprio per la furia esplosiva dimostrata dai rom e dai loro fiancheggiatori del comitato antirazzista guidati dal pasionario Fabio Zerbini.
«La sommossa organizzata oggi (ieri per chi legge, ndr) dai rom di Triboniano dimostra che gli occupanti sono ancora lontani da una reale volontà di integrazione - ha spiegato il vicesindaco Riccardo De Corato -. Non c’era alcun motivo per questa aggressione. Ma evidentemente grazie ai soliti mestatori dei centri sociali, che questa settimana hanno tenuto incontri per aizzare i rom, hanno cambiato idea. Ringrazio il questore Vincenzo Indolfi e il comandante dell’Arma Sergio Pascali e le forze dell’ordine che hanno gestito al meglio una situazione difficile».
Ha detto la sua anche sugli scontri anche l’assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini, Lega Nord, che non solo auspica che «si continui con fermezza la linea dura intrapresa dal ministro dell’Interno Roberto Maroni verso chi non rispetta le regole e quanto prima vengano sgomberati i rom abusivi da tutto il territorio cittadino di Milano».
«In ogni caso - ha concluso Bolognini - il piano del Viminale e del Comune prevede la chiusura definitiva del campo di via Triboniano e lo sgombero di tutti gli abusivi presenti entro il prossimo dicembre: non ci sarà nessuna deroga».
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