Cronaca locale

Botte e minacce ai testimoni dell'omicidio di Desirèe Mariottini: pm chiedono incidente probatorio

I pm titolari del fascicolo sulla morte di Desirèe Mariottini chiedono l'incidente probatorio per i tre testimoni chiave dell'indagine

Botte e minacce ai testimoni dell'omicidio di Desirèe Mariottini: pm chiedono incidente probatorio

Hanno fretta i pubblici ministeri della Procura di Roma titolari del fascicolo sulla morte di Desirèe Mariottini, la ragazzina di Cisterna di Latina ritrovata cadavere, il 19 ottobre di un anno fa, in un rudere in via dei Lucani, nel quartiere romano di San Lorenzo.

La preoccupazione della pubblica accusa è che i testimoni chiave del processo possano dileguarsi o ritrattare la loro versione. E che chi ha stordito e violentato la sedicenne, per poi lasciarla agonizzare su un vecchio materasso, la faccia franca. Così Maria Monteleone e Stefano Pizza, come rende noto Il Messaggero, hanno inoltrato la richiesta di incidente probatorio al giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli. Un passaggio, quello richiesto dall'accusa, che serve a cristallizzare le testimonianze qualora non si possa attendere l'inizio del dibattimento per acquisirle.

Le ragioni dell'urgenza sono dettate dalle vessazioni subite dai tre testimoni. Uno di loro è stato minacciato e picchiato la notte in cui Desirèe si è sentita male perché voleva chiamare i soccorsi. Un altro, invece, è stato aggredito da un gruppo di persone che non è stato possibile rintracciare. Mentre il terzo è stato malmenato da tre italiani e un africano. A far scattare l'esigenza dell'incidente probatorio ci sono anche le loro condizioni psicofisiche. Le sole persone che possono aiutare gli inquirenti a ricostruire cosa è successo quella notte, infatti, sono tossicodipendenti che gravitavano dalla "crack house" di via dei Lucani. C'è quindi il timore che, a causa di un peggioramento del loro stato di salute, non siano in grado di testimoniare in sede dibattimentale.

Sul banco degli imputati siederanno i pusher africani Mamadou Gara, Yusef Salia, Brian Minteh e Alinno Chima, che dovranno rispondere a vario titolo di omicidio, violenza sessuale e spaccio di stupefacenti.

Secondo la tesi dei procuratori, sarebbero stati loro ad aver fornito alla vittima il cocktail di sostanze stupefacenti, consapevoli del fatto che si sarebbe potuto rivelare letale, e al solo scopo di abusare di lei.

Commenti